WEEK END CON IL CORTO

Non me lo sarei mai aspettato, non lo nascondo, ma ormai è lampante che ‘sti week end a tutto tondo in compagnia di Jena (6 anni), riescono a far sgorgare limpide, implacabili, delle teorie dalle quali, lo sprovveduto padre che sono, non può fare altro che abbeverarsi.
…spero perdonerete l’uso di queste metafore, ma c’è che il fiume, qui a pochi metri dal mio bilocale a piano terra, è in dubbio se rimanersene lì, sul suo letto, o alzarsi per venire a fare una capatina qui nel mio salotto.
Fossi in lui, co’ ‘sto tempaccio, io, non mi muoverei di certo.


L'OSPITE INDESIDERATO

Dunque..venerdì, puntuale come un orologio cinese, arrivo in ritardo e Jena sta uscendo in quel momento. Non mi vede e non si preoccupa. Saltella come un palloncino lanciato da se stesso e ride. A fianco a lui, sorridente, una bambina che non conosco. E’ carina. Mi avvicino e mi vede. Saluta veloce, e leggero mi salta in braccio.
Quel sorriso lo rende prevedibile e con la solita invidia per questi suoi razzi sentimentali, a breve gittata ma ben calibrati, chiedo lumi sulle generalità ed il ruolo della bimba che nel frattempo ha raggiunto una mamma.
Sbircio in tralice, forte della teoria che dietro una bimba carina, c’è sempre una mamma “non cè male”
(….ma pure l’eccezione)
“papy…si chiama Annalisa. E’ in classe con me…e non credere..è solo un’amica”, puntualizza.
Con Jena addosso, ci dirigiamo verso l’auto.
Consapevole che nell’ultima settimana non ho fatto 6 mesi di palestra, mi chiedo da dove arrivi questa immeritata energia che mi sento addosso.
Non ci vuole molto….cazzo!! altro che leggerezza….Jena ha dimenticato lo zaino in classe.
(il che la dice lunga sul ruolo della suddetta Annalisa).
Rientriamo di corsa a scuola, sotto lo sguardo della bidella che pare quello di Valerio Staffelli col tapiro d’oro in mano…. (che poi Staffelli…che fine ha fatto?)
…ma noi ridanciani salutiamo e risaliamo in auto.197075Il sabato l’avevamo passato tra Moschettieri, compiti ed una visita ad una fattoria didattica con altri bimbi. E qui, la prima stranezza. A fine giornata, Jena, non si era innamorato di nessuna delle presenti.
Mi preoccupo.
L’ultima volta stava covando una brutta influenza. Gli appoggio la guancia sulla fronte, così, come faceva Mrs Gramelot con me, e ne deduco che, uno, o non ha la febbre, due, ho la guancia difettosa, tre,
l’infedeltà è inversamente proporzionale alla freschezza della relazione e quindi ripenso a tal Annalisa.
Non mi preoccupo. Il copione è molto chiaro. Quelle, le preoccupazioni, sono prerogativa principale delle mamme, quindi niente invasioni di campo.

Rientriamo a casa, lo ammetto, tardino. Immagino ci fosse Cenerentola, non avrebbe nemmeno più memoria del tale vestito di azzurro che l’aveva tampinata tutta la sera.
Ci infiliamo sotto le coperte.
Con la forza della disperazione, calibrando per bene i toni delle parole, non mi si dica che gli studi teatrali non servono a ‘na sega, elemosino il tono credibile del padre che ha le idee chiare e sa indicare la rotta (quasi credendoci io stesso), e riesco ad evitare il capitolo intero dei 3 Moschettieri promesso nel pomeriggio.
In breve, però… sale una voce nelle tenebre…
“papy…accendi la luce…”
“no! è tardi dormiamo”
“accendi è urgente…devo farti vedere una cosa”
E’ tardi, quindi lo faccio.
“papy.. guarda il mio polso…prova a contare le vene”
(???)…E’ ancora più tardi, quindi lo faccio.
“..sai papy che il numero delle vene è lo stesso numero delle lettere della donna che ci ama…me l’ha detto Gianni Piròn”
(???)…E’ sempre più tardi, quindi lo faccio… ma nel frattempo, per non saper né leggere né scrivere, conteggio a mente A N N A L I S A…8 lettere..quindi..
“..io qui vedo 8 venuzze”
Conta sulle dita.
Il suo sguardo illumina la stanza… colpito&affondato!
Spengo la luce ma non lui.
“papy…domani conto le tue di vene… ti va?”
Taccio.
“la mamma il principe giusto non lo ha ancora trovato… tu ce l’hai la principessa giusta?…papy, a me puoi dirlo.. sei innamorato??
E’ tardi.
Non rispondo ma penso che anche sì..vorrei essere innamorato…e magari
sarebbe pure ora, visto che ormai la solitudine l’ho digerita. Le 3 ore dopo il pranzo sono passate, quindi perché non approfittare per un tuffo a mare?
Innamorarsi! Già… Godere di questa incomprensibile conversione di tutta una serie di sintomi e malattie esantematiche che fino al giorno prima avrebbero fatto ricordare l’affollatissima sala del pronto soccorso: tremori, senso di vomito che si traduce in sfarfallio dello stomaco, tachicardia, utile a ricordarci che un pezzetto di cuore ci è rimasto, instabilità degli arti inferiori che impone ognittanto di sedersi, sfogliare un libro di poesie e anche se non conosciamo l’unità di misura della metrica, addirittura comporne. Come kamikaze, poi, fiondarci armati dei nostri endecasillabi addosso a lei, che obnubilata dal nostro stesso sentimento, arriverà ad apprezzare quegli scritti, il tutto nella totale inconsapevolezza che questa condotta, al solo pensiero, ci renderà a lungo ostaggi di noi stessi e…e.. ma poi decido che è meglio dormire… che ad innamorarmi ci avrei pensato l’indomani.

“papy..sei ancora sveglio??..sai.. per me 6 quello giusto, non mi ero sbagliato”.


Ma forse ‘sta frase non l’avevo sentita… mi ero appena addormentato.