TUTTA COLPA DI FREUD….ma un po’ anche mia

Diciamo che se cadute di stile possono capitare anche ai migliori, figuriamoci al sottoscritto.
Dunque… come dire…Ieri, sono stato attore di una delle situazioni più ignobili e disonorevoli che una persona vagamente sana possa commettere.
Se titubo un po’, non è certo per un problema di dignità, quella l’ho smarrita ad un addio al celibato, anni fa, in un locale Lap Dance del trentino.
Ma il peggio è, statene certi, che intendo rendervi partecipi.
Ma andiamo per gradi.
Dunque… vediamo..
…non ho pagato delle minorenni per fare del sesso e nemmeno ho coinvolto 314 uomini delle istituzioni pagati con soldi pubblici per avvalorare le mie tesi. …neppure ho comperato delle mutande verdi, sempre con soldi pubblici, avvalendomi della teoria che visto che queste hanno il compito di coprire le pudenda che si sa, stanno a sud, per logica federalista la parte a nord non é responsabile.
…ma non ho manco sbirciato qualcuno dal buco della serratura nell’intento di masturbarsi, anche se… fuoco fuochino… ci stiamo avvicinando.
Ed il peggio è che non me ne dolgo a sufficienza, anzi, tutto sommato, la cosa mi ha addirittura elettrizzato.
Ancora un attimo e ci sono….
Ieri, come capita ormai da tempo, tempo che pare scandito da un metronomo lasco a cadenza settimanale, avevo trascorso un’oretta di svago dalla mia strizza che da un tot pago perchè scongeli il calippo che c’è in me e renda consapevole che esiste un mondo pieno d’amore che sta chiedendo dove sto di casa… e così via.
Vittima quindi dell’ennesimo esperimento che la suddetta aveva messo in campo nell’intento di rimettermi al mondo, con lo scopo di non lasciare nulla di intentato prima di sventolare bandiera bianca, ci aveva dato dentro con un esercizio psicologico che fin dal nome includeva, per il sottoscritto, un senso di perpetua inutilità. Un qualcosa che finiva con …”senso motorio”…
La mia mente, in default, se n’era partita con la classica domanda a risposta incorporata.
Quindi…Questo senso avrebbe avuto senso?

 

Nonostante, di norma, lasci in parcheggio la logica perchè comportarsi alla cazzo è un abito della mia misura, quando mi si propongono novità che non comprendo e che potrebbero alleviare questo mal di mondo, invece di cogliere le occasioni, mi si avviluppa attorno un anticorpo pronto ad annientare il virus del cambiamento ed il tutto con cocciutaggine e tignoso rifiuto, lo stesso che, immagino, elargirebbe Uma Thurman all’operaio FIAT con tuta blu che, all’uscita da Mirafiori, le si avvicinasse nel tentativo di concupirla.

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Prima del …”senso motorio” mi si erano assiepati in ordine sparso:
Fiori di Bach, (che se non conoscete non è un dramma), l’E.M.D.R. (esercizio basato sul movimento oculare per sciogliere i traumi), massaggio Cranio Sacrale (boh) e visualizzazioni positive (boh… ma alla seconda) tutte cose validissime per fare concorrenza al ventaglio adibito ad arieggiare i testicoli, dopo il gioco aperitivo nei villaggi Alpitour.
Pare, però, che ‘sti ritrovati della psicologia mondiale, debbano essere essere spinti dalla nostra la fede. Insomma, funzionano se ci si crede. E già qui mi trovo in disaccordo, anche perchè, avessi fede me ne starei tranquillo a casa. Voglio dire, se una persona inspira quel grammetto di cocaina (mi dicono), c’è poco da avere fede. Te ne accorgi subito che qualche effetto avviene, lo stesso se dal box doccia ne uscisse l’Uma di cui sopra, infilasse prima di asciugarsi una maglietta bianca ed si adagiasse sul mio lettone Ikea, beh..credo che fede o non fede, difficilmente riuscirei a non percepire un lieve mutamento del mio corpo, no?
Cmq eccomi alla prova di quest’ultimo…’sto “
senso motorio.
T
erminato “l’esperimento”, cosa strana, un accogliente senso di sonnolenza inizia a prendermi. Un lieve torpore, che avevo classificato come un passo avanti rispetto al solito “nulla”, prende ad avvolgermi. Su invito della dott.ssa, mi accomodo sul divanetto della sala d’aspetto per quel quarto d’ora necessario a “bearmi fino in fondo dell’assoluto beneficio” (testuali parole).
Nel frattempo, con la consapevolezza
(non mia di certo) di stare a vivere un’esperienza preludio al salvifico cambiamento, mi sfila davanti una collega con occhiali neri che senza nemmeno regalarmi un’occhiata, come fossimo al banco dei pegni dove sta portando i gioielli di famiglia, si infila rapida e scompare nello studio.
In breve percepisco un vociare.
Ne deduco che una delle 2 porte non è stata chiusa ed in breve ne esce, abbastanza nitida, la voce dalla paziente che racconta. E sempre più nitida diviene, anche e soprattutto, perché prendo a sfilare sui cuscini fino ad arrivare al punto più vicino all’ingresso dello studio.
Inutile dire che, con il senso di colpa a 1000 ma con la curiosità a 1500, gara non c’è proprio stata ed ho preso a gustarmi, si fa per dire, l’inatteso spettacolo.
Immagino vorrete sapere di cosa hanno parlato la paziente con la dottoressa.
Nulla di trascendentale.
Dunque…
Lei signorina single, lui sposato che le ha garantito che lascerà la moglie ma, “originalone”, pare tergiversare e lei giustamente soffre.
(già…storia mai sentita vero?).
A prescindere che a farsi curare dovrebbe andarci lui, con sforzo titanico mi trattengo dal fare irruzione all’interno, intimare alla signorina di smetterla di buttare i suoi soldi nel water con una terapia che tanto, lui, pura statistica, mai e poi mai avrà le palle per mollare la moglie e che, la situazione è talmente frequente, che a fine 2014, verrà introdotta nel paniere Istat.

 

Invece me ne sono rimasto ancora qualche minuto là fuori a pensare e riflettere se invece, a parti invertite, qualcuno avesse ascoltato uno dei miei colloqui, ed allo spettacolo se fosse capitato proprio il giorno in cui, mosso da cialtronaggine acuta, mi ero sentito proporre alla strizza un po’ di sano ed amichevole sesso, puntualizzando che non si trattava di tranfert, ma il desiderio che un po’ di soddisfazione, da questa terapia, dovevo trarne, mi spettava. In fondo, fino a quel momento, tra i due, solo io mi ero spogliato, che male c’era a ricambiare il favore?
Controllerò la mia agenda, ma credo non se ne fece nulla.

 

Alla luce di questo, però, non vorrei passare per disfattista, non me la sento di buttare tutto all’aria, sarebbe ingeneroso. Qualche beneficio, inutile negarlo, c’è stato. Da quando frequento la terapia, ad esempio, non ho più parcheggiato in zona “rimozione”.

 

LA GRANDE BELLEZZA…. “suppergiù”

Ora, io non so esattamente cosa sia la felicità nonostante “barilla&mulini bianchi” cerchino con insistenza di instillarcene una loro personalissima visione e per soli eterosessuali. Ho però la convinzione che per sapere cosa sia, bisogna per forza averla vissuta. Ma poi mi dico: anche vivendola, chi ci assicura che non si tratti di quella di fascia B come per i farmaci da banco? Su quali parametri possiamo basarci?
Se la felicità è in cima ad una scala, noi ora dove stiamo? e quanto è lunga questa scala? ma soprattutto a che ora passa la signora delle pulizie?
Dilemmi!
Decido che boh!!… e mi fermo qui, prima che Umberto Eco invii dei sicari al mio indirizzo.
Per quel che mi riguarda, la felicità la immagino come un corpo, il mio, che rilassato in tutti i suoi muscoli, con la schiena dritta incede lento, provando gioia per ogni minimo respiro e ridacchia incontrando gli ostacoli.
Effettivamente sono a buon mercato e, faccio notare, non c’è alcuna auto di grossa cilindrata con modelle madide di sudore e schiuma nell’intento di lavarne gli esterni.
Quindi, la felicità è semplicemente personale, così come la bellezza. A ben pensare, però, la bellezza si può scomporre ed una porzione andrebbe definita fascino, che per alcuni è una vera e propria ancora di salvezza.
“Si, fisicamente fai cagare, ma hai fascino”.
Con la bellezza totale invece no! Il pensiero corre alla perfezione o all’arresa per chi non ce l’ha.
E lo so, con questo ragionamento non navigo certo dalle parti del Nobel ma tant’è.
Sarà che hanno sottotitolato il festival ” La Grande bellezza”, sarà pure per il bellissimo film di Sorrentino, ma proprio ieri, avendo dimenticato l’I-book in auto, nella solitudine del bagno, seduto sul water, proprio alla bellezza ho pensato.
La bellezza de La Grande Bellezza, che è un gran il film, va però a cozzare di netto con lo scoglio del disgusto che ne deborda dall’interno tanto che, in confronto, il vomito dei pub ingliesi mi diventa taumaturgico balsamo per la tosse. La bellezza dell’arte, quindi, fa nè più nè meno che il suo mestiere, non rasserenare.
In Italia è stato gradito meno che all’estero, pare non sia piaciuto come ne siamo usciti, ma si sa, siamo fatti così. Concordo, i Vanzina fanno dormire sonni più sereni.

Mi sono però chiesto: la bellezza, quella nitida, cristallina, senza controindicazioni.. ecco.. come può essere possederla? Viverla 24 ore al giorno senza pause sindacali? Con che spirito ci si alza al mattino, nonostante l’alito all’aroma di tombino, se la bellezza ci è appiccicata addosso? Lo so, sono le piccole curiosità del perditempo ma, quelli, i pensieri, entrano con la chiave, mica bussano.
Non fraintendete, fisicamente non sono del tutto frollato e nelle riprese dall’alto non vengo niente male, però lasciatemi ‘sta banale curiosità…mica chiedo cosa è successo ad Ustica.

L’occasione, però, di poter indagare come si possa vivere da creatura fisicamente perfetta mi si è presentata qualche mese fa.
Un regista bontempone con buoni agganci, diceva lui, aveva proposto al sottoscritto e ad un valoroso e gaudente manipolo di scalmanati, di scrivere il format di una nuova sit-com che, sempre secondo lui, avrebbe potuto interessare una nota
TV nazionale. Non ci voleva molto a pensare che, visto il periodo, sarebbe stato più proficuo aprire una sala da the o una beuty-farm in una favela brasiliana, ma tant’è.
Io e gli altri 5 autori/attori, apriamo le nostre agende ed il bianco luminoso delle pagine quasi ci acceca… quindi accettiamo.
Diciamo che il fallimento, quando non mi trova in casa, sa cmq dove venire a cercarmi e quindi lascio a voi desumere.
Ma non è questo il punto.
Appena mi dicono che la protagonista femminile sarà la tal modella americana, il secondo pensiero che si palesa è questo: ecco finalmente a chi posso chiedere come si vive da “bellissimi”, la mia lacuna sarà colmata, penso.
Il primo giorno di registrazione, vedendola incedere sicura, la scalinata buia che la conduce al set, alla sua presenza, si illumina che pare di stare a piazza di Spagna. È da subito chiaro che definirla “solo” bellissima, dai classici canoni verrebbe ritenuto offensivo.
Più la guardavo, più la bellezza si faceva preponderante, invadente, lo sguardo aveva preso a vivere di vita propria e non mollava un istante di seguire come in una gimkana i perimetri perfetti di quelle forme, la camminata provocava tutto un movimento di onde che però, cosa strana, non creavano alcuna burrasca sessuale dentro di me. Era chiaro il motivo. Ero carpito, stordito, in balia di una perfezione di bellezza, come immagino si possa stare davanti ad un’opera d’arte dopo che il professor Caroli te l’ha spiegata. Ora non sono gran frequentatore di gallerie d’arte, ma la sensazione cristallina di stare a guardare un dipinto che impedisce anche al pensiero di avvicinarsi, ha iniziato a prendere spazio. Anche perchè, alle opere d’arte, mica ci si avvicina con i pantaloni abbassati, mica si può immaginare di avere un amplesso con un dipinto?
Qualcuno pare l’abbia fatto. Si dice che tal Fontana abbia deflorato delle opere con un coltello. Quei quadri li ho visti… vi assicuro non era certo una lama quella.

LUCIO FONTANA 1961

LUCIO FONTANA 1961

Cmq sta di fatto che durante una pausa, dopo essermi sincerato che accenni di bava non ne avevo, cauto, mi sono avvicinato, per chiederle se, appena ci fosse stato il tempo, avrei potuto rubarle qualche minuto per un paio di domande.
Di buon grado ha accettato e proposto di fargliele subito ‘ste domande.
Naturalmente non me la sono sentita, i quesiti fondamentali abbisognano di un loro luogo e tempo, quindi ho declinato.
Da quel momento, non mi ha mollato un attimo, facendomi provare, finalmente, l’ebbrezza di come si stia tallonati da una modella.
Male, in questo caso!
Ha iniziato ad ogni pausa a girarmi attorno per sapere, incuriosita.
Essendo lei, costantemente tallonata, va da se che la cosa ha preso ad imbarazzarmi e quindi, inutile dirlo, ho declinato tutte le richieste di incontro inventando scuse banali che alla fine non hanno fatto altro che rafforzarle la convinzione che la stessi semplicemente prendendo per il culo.
Al termine dei lavori, poi, esausta del mio comportamento, è partita con un cazziatone e vani sono stati i tentativi di dichiarare ai presenti e regista che non mi ero comportato, non visto, in modo sconsiderato con la “collega”.

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E questa è stata “suppergiù” la sua faccia quando se n’è uscita dal set.

Ecco..Ora che sapete come sono andate veramente le cose. Se la vedete in giro, spiegatele voi, vi prego… è alta, mora e con forte accento inglese.

…ADESSO SOGNO DI FARE SESSO…BUONA NOTTE!

“…adesso mi giro dall’altra parte e sogno di fare sesso…buona notte!”.
Cazzo..ma..ho sentito bene??..cioè.. ha detto proprio così??
Penso che è tardi e che anche a non far niente ci si stanca, quindi devo averlo immaginato,… non fosse, però, che una specie di eco parte a replicare quel suono in testa, costante.
Cazzo.. ma ha detto proprio così!!
Mi giro verso di lui, ma come niente fosse, il beato angelico mi volge la schiena pigiamata di azzurro.

Mi cala l’inesorabile e pesante consapevolezza di come possa essere un colpo di stato e  il tutto, ai danni della serenità di un padre che dopo un intero capitolo dei 3 Moschettieri, favoleggiava pacioso, di ancorare il proprio corpo al sonno dei giusti.
Invece no! Lui, come un Matteo Renzi in pigiamino a righe, però a differenza  inconsapevole, a sfiduciare con aggressione vigliacca il mio affannato ruolo di padre, lanciandomi come bombe a grappolo quella manciata di parole.
Il gelo della camera, che ho già candidato alle prossime olimpiadi invernali, aveva inibito a qualsiasi gocciolone di sudore, di intraprendere il rischioso slalom gigante lungo la schiena.
Tento di lasciare cadere la frase, ma penso che se tocca terra potrebbe frantumarsi e ricomporsi in un’infinità di altri minacciosi proclami e quindi no!
Devo trovare le parole giuste e chiedere lumi.
Subito!
Mi sollevo dalle responsabilità. Stavolta non c’entro proprio.
Possibile a 6 anni non sapersi allacciare le scarpe, ma conoscere le regole base della creazione?

Provo a chiedere lumi al beato angelico, che nel frattempo si è accoccolato ad uovo come al cancelletto di partenza per la libera.
(abbiate pazienza..oggi si va di olimpiadi…)

Prima però penso…

..ma io, a quale età avevo appreso i primi rudimenti??

A 6 anni no di sicuro.
Mrs Gramelot, mia madre, nella sua ostinazione, aveva dichiarato che in casa, l’argomento sesso era stato ampiamente e puntigliosamente trattato, cosa che a me ed i miei fratelli, le volte che lo rimarcava, procurava pericolose crisi di riso fino allo spasimo, tanto che mio fratello più grande, in una di quelle occasioni, aveva avuto una pericolosa crisi respiratoria ed eravamo dovuti correre al pronto soccorso.

La netta impressione, invece, è che alla famosa “educazione sessuale” si sia arrivati come pionieri per vie traverse. (quelle vie che per taluni portano dritti dritti in tangenziale)
Ho preso quindi a srotolare a ritroso il nastro della memoria  che si era fermato all’età di 9 anni.
Ed in breve, una serie di tasselli stavano prendendo forma.

Era l’estate del….boh.. dovrei fare i conti…. ricordo solo che all’epoca a passarmi i compiti c’era Scipione L’Africano ed ero in visita, per la prima volta, al paese natale di Mrs Gramelot, Bojano, piccola località del Molise, famosa solo per quella “J” in mezzo al nome.

Fu In quell’occasione che per la prima volta incontrai il nonno materno  il quale, evidentemente impermalositosi per quel mio ritardo, dopo solo una settimana era deceduto.
Approfittando della calata dei parenti dal nord per il funerale, mi ero agganciato a zia Rosa e risalito sui monti bellunesi dove avrei trascorso con lei e Paolo, mio cugino di 7 anni più vecchio, il resto dell’estate.
Grande cazzata!!
A casa di zia, infatti, con un’alimentazione basata per 2 dei 3 pasti giornalieri di biscotti Gran Turchese, avevo preso a lievitare come una torta tanto che a fine estate non ero più in grado di scorgere la punta dei miei piedi dal mio punto di osservazione. In compenso, mio cugino, per farsi perdonare, con pazienza e zelo, mi aveva erudito su alcuni comportamenti base, tipo: fumare, prima pezzettini di liane, quelle di Tarzan per intenderci, poi quelle vere, bere qualche liquorino dolce, guidare una vespa 50 special e permesso” di fare da navigatore, inteso come aiutante alla guida, le volte che uscivamo in auto.

Mi spiego!
Mancandogli un paio d’anni alla maggiore età, pare superfluo dirvi che la patente manco per il cazzo, quindi, nel caso fossimo stati fermati dalle forze dell’ordine, avrebbe dichiarato l’urgenza di raggiungere l’ospedale, che il “piccolo”, io nella fattispecie, aveva avuto un malore e, naturalmente, avrei dovuto essere collaborativo, limitandomi, alla bisogna, a “rotolarmi sotto il sedile”
(testuali parole) per essere credibile.
Ora figuriamoci se un genio di tali fattezze non avesse tutta la collezione di una serie di riviste hard core.
Già…Indovinato!
Tra tutte svettava “LE ORE”, famoso mensile di anatomia dell’epoca, capace di riunire al campetto nutriti gruppi di ragazzi che neanche il patronato con il biliardino.
All’epoca, veniva paventato per il mese successivo, un servizio completo su tal Minnie Minoprio, arrapantissima
(pare) showgirl anni ’80, servizio che però, per motivi a noi oscuri, veniva puntualmente posticipato al mese successivo. Cosa, questa, che tutte le volte, mandava in bestia quel manipolo di infervorati adolescenti riuniti in una sorta di simposio della masturbazione, deploranti le ingiustizie del mondo.
(col tempo pare siano stati accontentati).

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E proprio grazie a ‘ste riviste “patinate” (per via di una sospettosa “patina”, che le impregnava), che mio cugino, alla bella età, la mia, di 9 anni, utilizzando al meglio le illustrazioni che questi mensili di anatomia spinta dispensavano ed eludendo i termini medici, mi illuminò con drammatico anticipo su quello che, riassumendo, avremmo poi definito col “fare sesso”.
Non nego, e lo dico con una punta di inutile orgoglio, che questo mio sapere, mi diede non poca popolarità tra gli amici del bar Cinzia.
Certo, non prima che avessero appurato che sotto quell’inaudito strato di grasso ci fosse quel loro amico che avevano visto l’ultima volta solo un paio di mesi prima.
In breve, vissi 3 dei famosi 15 minuti di famosità che spettano in vita ad ognuno di no, secondo quel bontempone di Andy Warhol.

Ora, invece, me stavo lì, al buio, con sguardo catatonico puntato al soffitto,  ed al fianco, un seienne che d’improvviso, come un terremoto nella notte, aveva frantumato il mio unico record, uscendosene con questa storia del “fare sesso” e lasciandomi macerare nella consapevolezza che oramai aveva preso a viaggiare con un jet sotto il culo.
Quindi, con il solo buio a proteggermi, balbettante, me n’ero uscito con queste poche parole:
“ma..cosa intendi.. cioè…cosa vuol dire fare ..sesso?”
“Ma…. è semplice papy… me l’ha detto, Gianni Piròn. Basta che pensi a una bambina mentre le accarezzi la pancia….non è difficile… dai papy, prova anche tu!

Dai, però, adesso sognamo di fare un po’ di sesso poi si fa nanna che è tardi”.

WEEK END CON IL CORTO

Non me lo sarei mai aspettato, non lo nascondo, ma ormai è lampante che ‘sti week end a tutto tondo in compagnia di Jena (6 anni), riescono a far sgorgare limpide, implacabili, delle teorie dalle quali, lo sprovveduto padre che sono, non può fare altro che abbeverarsi.
…spero perdonerete l’uso di queste metafore, ma c’è che il fiume, qui a pochi metri dal mio bilocale a piano terra, è in dubbio se rimanersene lì, sul suo letto, o alzarsi per venire a fare una capatina qui nel mio salotto.
Fossi in lui, co’ ‘sto tempaccio, io, non mi muoverei di certo.


L'OSPITE INDESIDERATO

Dunque..venerdì, puntuale come un orologio cinese, arrivo in ritardo e Jena sta uscendo in quel momento. Non mi vede e non si preoccupa. Saltella come un palloncino lanciato da se stesso e ride. A fianco a lui, sorridente, una bambina che non conosco. E’ carina. Mi avvicino e mi vede. Saluta veloce, e leggero mi salta in braccio.
Quel sorriso lo rende prevedibile e con la solita invidia per questi suoi razzi sentimentali, a breve gittata ma ben calibrati, chiedo lumi sulle generalità ed il ruolo della bimba che nel frattempo ha raggiunto una mamma.
Sbircio in tralice, forte della teoria che dietro una bimba carina, c’è sempre una mamma “non cè male”
(….ma pure l’eccezione)
“papy…si chiama Annalisa. E’ in classe con me…e non credere..è solo un’amica”, puntualizza.
Con Jena addosso, ci dirigiamo verso l’auto.
Consapevole che nell’ultima settimana non ho fatto 6 mesi di palestra, mi chiedo da dove arrivi questa immeritata energia che mi sento addosso.
Non ci vuole molto….cazzo!! altro che leggerezza….Jena ha dimenticato lo zaino in classe.
(il che la dice lunga sul ruolo della suddetta Annalisa).
Rientriamo di corsa a scuola, sotto lo sguardo della bidella che pare quello di Valerio Staffelli col tapiro d’oro in mano…. (che poi Staffelli…che fine ha fatto?)
…ma noi ridanciani salutiamo e risaliamo in auto.197075Il sabato l’avevamo passato tra Moschettieri, compiti ed una visita ad una fattoria didattica con altri bimbi. E qui, la prima stranezza. A fine giornata, Jena, non si era innamorato di nessuna delle presenti.
Mi preoccupo.
L’ultima volta stava covando una brutta influenza. Gli appoggio la guancia sulla fronte, così, come faceva Mrs Gramelot con me, e ne deduco che, uno, o non ha la febbre, due, ho la guancia difettosa, tre,
l’infedeltà è inversamente proporzionale alla freschezza della relazione e quindi ripenso a tal Annalisa.
Non mi preoccupo. Il copione è molto chiaro. Quelle, le preoccupazioni, sono prerogativa principale delle mamme, quindi niente invasioni di campo.

Rientriamo a casa, lo ammetto, tardino. Immagino ci fosse Cenerentola, non avrebbe nemmeno più memoria del tale vestito di azzurro che l’aveva tampinata tutta la sera.
Ci infiliamo sotto le coperte.
Con la forza della disperazione, calibrando per bene i toni delle parole, non mi si dica che gli studi teatrali non servono a ‘na sega, elemosino il tono credibile del padre che ha le idee chiare e sa indicare la rotta (quasi credendoci io stesso), e riesco ad evitare il capitolo intero dei 3 Moschettieri promesso nel pomeriggio.
In breve, però… sale una voce nelle tenebre…
“papy…accendi la luce…”
“no! è tardi dormiamo”
“accendi è urgente…devo farti vedere una cosa”
E’ tardi, quindi lo faccio.
“papy.. guarda il mio polso…prova a contare le vene”
(???)…E’ ancora più tardi, quindi lo faccio.
“..sai papy che il numero delle vene è lo stesso numero delle lettere della donna che ci ama…me l’ha detto Gianni Piròn”
(???)…E’ sempre più tardi, quindi lo faccio… ma nel frattempo, per non saper né leggere né scrivere, conteggio a mente A N N A L I S A…8 lettere..quindi..
“..io qui vedo 8 venuzze”
Conta sulle dita.
Il suo sguardo illumina la stanza… colpito&affondato!
Spengo la luce ma non lui.
“papy…domani conto le tue di vene… ti va?”
Taccio.
“la mamma il principe giusto non lo ha ancora trovato… tu ce l’hai la principessa giusta?…papy, a me puoi dirlo.. sei innamorato??
E’ tardi.
Non rispondo ma penso che anche sì..vorrei essere innamorato…e magari
sarebbe pure ora, visto che ormai la solitudine l’ho digerita. Le 3 ore dopo il pranzo sono passate, quindi perché non approfittare per un tuffo a mare?
Innamorarsi! Già… Godere di questa incomprensibile conversione di tutta una serie di sintomi e malattie esantematiche che fino al giorno prima avrebbero fatto ricordare l’affollatissima sala del pronto soccorso: tremori, senso di vomito che si traduce in sfarfallio dello stomaco, tachicardia, utile a ricordarci che un pezzetto di cuore ci è rimasto, instabilità degli arti inferiori che impone ognittanto di sedersi, sfogliare un libro di poesie e anche se non conosciamo l’unità di misura della metrica, addirittura comporne. Come kamikaze, poi, fiondarci armati dei nostri endecasillabi addosso a lei, che obnubilata dal nostro stesso sentimento, arriverà ad apprezzare quegli scritti, il tutto nella totale inconsapevolezza che questa condotta, al solo pensiero, ci renderà a lungo ostaggi di noi stessi e…e.. ma poi decido che è meglio dormire… che ad innamorarmi ci avrei pensato l’indomani.

“papy..sei ancora sveglio??..sai.. per me 6 quello giusto, non mi ero sbagliato”.


Ma forse ‘sta frase non l’avevo sentita… mi ero appena addormentato.