…ADESSO SOGNO DI FARE SESSO…BUONA NOTTE!

“…adesso mi giro dall’altra parte e sogno di fare sesso…buona notte!”.
Cazzo..ma..ho sentito bene??..cioè.. ha detto proprio così??
Penso che è tardi e che anche a non far niente ci si stanca, quindi devo averlo immaginato,… non fosse, però, che una specie di eco parte a replicare quel suono in testa, costante.
Cazzo.. ma ha detto proprio così!!
Mi giro verso di lui, ma come niente fosse, il beato angelico mi volge la schiena pigiamata di azzurro.

Mi cala l’inesorabile e pesante consapevolezza di come possa essere un colpo di stato e  il tutto, ai danni della serenità di un padre che dopo un intero capitolo dei 3 Moschettieri, favoleggiava pacioso, di ancorare il proprio corpo al sonno dei giusti.
Invece no! Lui, come un Matteo Renzi in pigiamino a righe, però a differenza  inconsapevole, a sfiduciare con aggressione vigliacca il mio affannato ruolo di padre, lanciandomi come bombe a grappolo quella manciata di parole.
Il gelo della camera, che ho già candidato alle prossime olimpiadi invernali, aveva inibito a qualsiasi gocciolone di sudore, di intraprendere il rischioso slalom gigante lungo la schiena.
Tento di lasciare cadere la frase, ma penso che se tocca terra potrebbe frantumarsi e ricomporsi in un’infinità di altri minacciosi proclami e quindi no!
Devo trovare le parole giuste e chiedere lumi.
Subito!
Mi sollevo dalle responsabilità. Stavolta non c’entro proprio.
Possibile a 6 anni non sapersi allacciare le scarpe, ma conoscere le regole base della creazione?

Provo a chiedere lumi al beato angelico, che nel frattempo si è accoccolato ad uovo come al cancelletto di partenza per la libera.
(abbiate pazienza..oggi si va di olimpiadi…)

Prima però penso…

..ma io, a quale età avevo appreso i primi rudimenti??

A 6 anni no di sicuro.
Mrs Gramelot, mia madre, nella sua ostinazione, aveva dichiarato che in casa, l’argomento sesso era stato ampiamente e puntigliosamente trattato, cosa che a me ed i miei fratelli, le volte che lo rimarcava, procurava pericolose crisi di riso fino allo spasimo, tanto che mio fratello più grande, in una di quelle occasioni, aveva avuto una pericolosa crisi respiratoria ed eravamo dovuti correre al pronto soccorso.

La netta impressione, invece, è che alla famosa “educazione sessuale” si sia arrivati come pionieri per vie traverse. (quelle vie che per taluni portano dritti dritti in tangenziale)
Ho preso quindi a srotolare a ritroso il nastro della memoria  che si era fermato all’età di 9 anni.
Ed in breve, una serie di tasselli stavano prendendo forma.

Era l’estate del….boh.. dovrei fare i conti…. ricordo solo che all’epoca a passarmi i compiti c’era Scipione L’Africano ed ero in visita, per la prima volta, al paese natale di Mrs Gramelot, Bojano, piccola località del Molise, famosa solo per quella “J” in mezzo al nome.

Fu In quell’occasione che per la prima volta incontrai il nonno materno  il quale, evidentemente impermalositosi per quel mio ritardo, dopo solo una settimana era deceduto.
Approfittando della calata dei parenti dal nord per il funerale, mi ero agganciato a zia Rosa e risalito sui monti bellunesi dove avrei trascorso con lei e Paolo, mio cugino di 7 anni più vecchio, il resto dell’estate.
Grande cazzata!!
A casa di zia, infatti, con un’alimentazione basata per 2 dei 3 pasti giornalieri di biscotti Gran Turchese, avevo preso a lievitare come una torta tanto che a fine estate non ero più in grado di scorgere la punta dei miei piedi dal mio punto di osservazione. In compenso, mio cugino, per farsi perdonare, con pazienza e zelo, mi aveva erudito su alcuni comportamenti base, tipo: fumare, prima pezzettini di liane, quelle di Tarzan per intenderci, poi quelle vere, bere qualche liquorino dolce, guidare una vespa 50 special e permesso” di fare da navigatore, inteso come aiutante alla guida, le volte che uscivamo in auto.

Mi spiego!
Mancandogli un paio d’anni alla maggiore età, pare superfluo dirvi che la patente manco per il cazzo, quindi, nel caso fossimo stati fermati dalle forze dell’ordine, avrebbe dichiarato l’urgenza di raggiungere l’ospedale, che il “piccolo”, io nella fattispecie, aveva avuto un malore e, naturalmente, avrei dovuto essere collaborativo, limitandomi, alla bisogna, a “rotolarmi sotto il sedile”
(testuali parole) per essere credibile.
Ora figuriamoci se un genio di tali fattezze non avesse tutta la collezione di una serie di riviste hard core.
Già…Indovinato!
Tra tutte svettava “LE ORE”, famoso mensile di anatomia dell’epoca, capace di riunire al campetto nutriti gruppi di ragazzi che neanche il patronato con il biliardino.
All’epoca, veniva paventato per il mese successivo, un servizio completo su tal Minnie Minoprio, arrapantissima
(pare) showgirl anni ’80, servizio che però, per motivi a noi oscuri, veniva puntualmente posticipato al mese successivo. Cosa, questa, che tutte le volte, mandava in bestia quel manipolo di infervorati adolescenti riuniti in una sorta di simposio della masturbazione, deploranti le ingiustizie del mondo.
(col tempo pare siano stati accontentati).

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E proprio grazie a ‘ste riviste “patinate” (per via di una sospettosa “patina”, che le impregnava), che mio cugino, alla bella età, la mia, di 9 anni, utilizzando al meglio le illustrazioni che questi mensili di anatomia spinta dispensavano ed eludendo i termini medici, mi illuminò con drammatico anticipo su quello che, riassumendo, avremmo poi definito col “fare sesso”.
Non nego, e lo dico con una punta di inutile orgoglio, che questo mio sapere, mi diede non poca popolarità tra gli amici del bar Cinzia.
Certo, non prima che avessero appurato che sotto quell’inaudito strato di grasso ci fosse quel loro amico che avevano visto l’ultima volta solo un paio di mesi prima.
In breve, vissi 3 dei famosi 15 minuti di famosità che spettano in vita ad ognuno di no, secondo quel bontempone di Andy Warhol.

Ora, invece, me stavo lì, al buio, con sguardo catatonico puntato al soffitto,  ed al fianco, un seienne che d’improvviso, come un terremoto nella notte, aveva frantumato il mio unico record, uscendosene con questa storia del “fare sesso” e lasciandomi macerare nella consapevolezza che oramai aveva preso a viaggiare con un jet sotto il culo.
Quindi, con il solo buio a proteggermi, balbettante, me n’ero uscito con queste poche parole:
“ma..cosa intendi.. cioè…cosa vuol dire fare ..sesso?”
“Ma…. è semplice papy… me l’ha detto, Gianni Piròn. Basta che pensi a una bambina mentre le accarezzi la pancia….non è difficile… dai papy, prova anche tu!

Dai, però, adesso sognamo di fare un po’ di sesso poi si fa nanna che è tardi”.

WEEK END CON IL CORTO

Non me lo sarei mai aspettato, non lo nascondo, ma ormai è lampante che ‘sti week end a tutto tondo in compagnia di Jena (6 anni), riescono a far sgorgare limpide, implacabili, delle teorie dalle quali, lo sprovveduto padre che sono, non può fare altro che abbeverarsi.
…spero perdonerete l’uso di queste metafore, ma c’è che il fiume, qui a pochi metri dal mio bilocale a piano terra, è in dubbio se rimanersene lì, sul suo letto, o alzarsi per venire a fare una capatina qui nel mio salotto.
Fossi in lui, co’ ‘sto tempaccio, io, non mi muoverei di certo.


L'OSPITE INDESIDERATO

Dunque..venerdì, puntuale come un orologio cinese, arrivo in ritardo e Jena sta uscendo in quel momento. Non mi vede e non si preoccupa. Saltella come un palloncino lanciato da se stesso e ride. A fianco a lui, sorridente, una bambina che non conosco. E’ carina. Mi avvicino e mi vede. Saluta veloce, e leggero mi salta in braccio.
Quel sorriso lo rende prevedibile e con la solita invidia per questi suoi razzi sentimentali, a breve gittata ma ben calibrati, chiedo lumi sulle generalità ed il ruolo della bimba che nel frattempo ha raggiunto una mamma.
Sbircio in tralice, forte della teoria che dietro una bimba carina, c’è sempre una mamma “non cè male”
(….ma pure l’eccezione)
“papy…si chiama Annalisa. E’ in classe con me…e non credere..è solo un’amica”, puntualizza.
Con Jena addosso, ci dirigiamo verso l’auto.
Consapevole che nell’ultima settimana non ho fatto 6 mesi di palestra, mi chiedo da dove arrivi questa immeritata energia che mi sento addosso.
Non ci vuole molto….cazzo!! altro che leggerezza….Jena ha dimenticato lo zaino in classe.
(il che la dice lunga sul ruolo della suddetta Annalisa).
Rientriamo di corsa a scuola, sotto lo sguardo della bidella che pare quello di Valerio Staffelli col tapiro d’oro in mano…. (che poi Staffelli…che fine ha fatto?)
…ma noi ridanciani salutiamo e risaliamo in auto.197075Il sabato l’avevamo passato tra Moschettieri, compiti ed una visita ad una fattoria didattica con altri bimbi. E qui, la prima stranezza. A fine giornata, Jena, non si era innamorato di nessuna delle presenti.
Mi preoccupo.
L’ultima volta stava covando una brutta influenza. Gli appoggio la guancia sulla fronte, così, come faceva Mrs Gramelot con me, e ne deduco che, uno, o non ha la febbre, due, ho la guancia difettosa, tre,
l’infedeltà è inversamente proporzionale alla freschezza della relazione e quindi ripenso a tal Annalisa.
Non mi preoccupo. Il copione è molto chiaro. Quelle, le preoccupazioni, sono prerogativa principale delle mamme, quindi niente invasioni di campo.

Rientriamo a casa, lo ammetto, tardino. Immagino ci fosse Cenerentola, non avrebbe nemmeno più memoria del tale vestito di azzurro che l’aveva tampinata tutta la sera.
Ci infiliamo sotto le coperte.
Con la forza della disperazione, calibrando per bene i toni delle parole, non mi si dica che gli studi teatrali non servono a ‘na sega, elemosino il tono credibile del padre che ha le idee chiare e sa indicare la rotta (quasi credendoci io stesso), e riesco ad evitare il capitolo intero dei 3 Moschettieri promesso nel pomeriggio.
In breve, però… sale una voce nelle tenebre…
“papy…accendi la luce…”
“no! è tardi dormiamo”
“accendi è urgente…devo farti vedere una cosa”
E’ tardi, quindi lo faccio.
“papy.. guarda il mio polso…prova a contare le vene”
(???)…E’ ancora più tardi, quindi lo faccio.
“..sai papy che il numero delle vene è lo stesso numero delle lettere della donna che ci ama…me l’ha detto Gianni Piròn”
(???)…E’ sempre più tardi, quindi lo faccio… ma nel frattempo, per non saper né leggere né scrivere, conteggio a mente A N N A L I S A…8 lettere..quindi..
“..io qui vedo 8 venuzze”
Conta sulle dita.
Il suo sguardo illumina la stanza… colpito&affondato!
Spengo la luce ma non lui.
“papy…domani conto le tue di vene… ti va?”
Taccio.
“la mamma il principe giusto non lo ha ancora trovato… tu ce l’hai la principessa giusta?…papy, a me puoi dirlo.. sei innamorato??
E’ tardi.
Non rispondo ma penso che anche sì..vorrei essere innamorato…e magari
sarebbe pure ora, visto che ormai la solitudine l’ho digerita. Le 3 ore dopo il pranzo sono passate, quindi perché non approfittare per un tuffo a mare?
Innamorarsi! Già… Godere di questa incomprensibile conversione di tutta una serie di sintomi e malattie esantematiche che fino al giorno prima avrebbero fatto ricordare l’affollatissima sala del pronto soccorso: tremori, senso di vomito che si traduce in sfarfallio dello stomaco, tachicardia, utile a ricordarci che un pezzetto di cuore ci è rimasto, instabilità degli arti inferiori che impone ognittanto di sedersi, sfogliare un libro di poesie e anche se non conosciamo l’unità di misura della metrica, addirittura comporne. Come kamikaze, poi, fiondarci armati dei nostri endecasillabi addosso a lei, che obnubilata dal nostro stesso sentimento, arriverà ad apprezzare quegli scritti, il tutto nella totale inconsapevolezza che questa condotta, al solo pensiero, ci renderà a lungo ostaggi di noi stessi e…e.. ma poi decido che è meglio dormire… che ad innamorarmi ci avrei pensato l’indomani.

“papy..sei ancora sveglio??..sai.. per me 6 quello giusto, non mi ero sbagliato”.


Ma forse ‘sta frase non l’avevo sentita… mi ero appena addormentato.

SULLE TRACCE DI EMMA-BIS

La vita di noi giovani padri anziani, è spesso costellata da avvenimenti che vengono scanditi come un metronomo, ma che smettono, haimè, di riguardarci in prima persona. Ci investono e rimbombano dentro le nostre stanze e per accoglierli in sicurezza, sarebbe stata buona cosa aderire al “piano casa”…cmq c’è tempo fino a novembre.
Nella fattispecie, mi riferisco agli amori cadenzati mensilmente da Jena (6 anni).
Amori che sparge, apparentemente alla cazzo, come i semi in un campo appena arato. Apparentemente perchè, dopo la fulminea e non travagliata storia d’amore del mese scorso con Emma, eccone un’altra bella fresca con il medesimo nome.
Per poter evitare confusione durante le discussioni serali, si è pensato di aggiungere un freddo ed anonimo BIS… Emmabis, quindi.
(con il rischio concreto che qualche ministro del governo Letta ci freghi il nome per una nuova tassa da “larghe intese” vista la loro scarsa fantasia)
Cmq, come una bambola gonfiabile bucata che inizia a roteare in salotto, attentando alla cristalleria, quella coincidenza, l’iniziale “E”, per degli strani cortocircuiti del pensiero che appena ho un attimo telefono al sig. Pavlov, mi aveva preoccupato, probabilmente per il ricordo di quel tale che, scherzando, aveva promesso di risolvere i problemi degli italiani, e che si era prefisso di farlo con un arbitrario ordine alfabetico partendo dalla lettera, la “B”. E come il cagnolino sulla gamba, lì si era fermato.

Ora, in qualsiasi posto invaso dalla presenza di Jena, Emmabis è diventato un mantra talmente costante che anche il Dalai Lama ne avrebbe pieni i coglioni.
Mantra che ieri, all’alba, grazie ad un poco provvidenziale sciopero delle maestre, ha preso a vibrare sul pianerottolo fin dalle 9,00 del mattino, interrotto solo dalla spinta che ha fatto rotolare oltre la soglia ‘sta specie di omino della Duracell, di una donna alta e bionda, con nelle orecchie due evidenti tappi gialli da metalmeccanico, prima che la stessa ripartisse sgommando.
Calmarlo con un ceffone pareva poco educativo e nonostante l’orario, ho proposto una dose di cartoonito ma invano…aveva delle cose da dirmi.
“papy…parliamo di amore??”
Oddio, non sarò la persona più adeguata per intavolare argomenti del genere ma, visto che l’alternativa era un termosifone spento, giocandomela alla pari, eccomi a tracciare percorsi sentimentali ad un seienne, che se penso ai miei, dosi massicce di diserbante ci vorrebbero per riportarli alla luce.
La decisione però, era discuterne al parco, perchè Emmabis di sicuro lì l’avremmo trovata…se lo sentiva.
Al mattino niente da fare, ma l’opzione pomeriggio l’aveva tranquillizzato sventando il dramma… per i miei testicoli soprattutto.
E con una dozzina d’anni d’anticipo, rispetto al mio personalissimo programma educativo, eccomi a disquisire di donne con un bimbo di prima elementare, con la stessa competenza del prete che tiene corsi prematrimoniali.
“sì papy..sono innamorato”
Con un po’ di insana curiosità, ma pure per sfangare il pomeriggio che stava girando con le marce basse, eccomi ad indagare il grado di percezione “dell’amore” del giovane invasato, seduti scomodamente sulla panchina, proprio quella lì, di fronte alle altalene e tentando qualche confronto con le blande mie infatuazioni ormai cadute in prescrizione.
Lui lì, puntuale come una manovra economica, senza imbarazzo a rispondere alle intime curiosità di un padre. Io.
“sai papy, quando penso a Emmabis, sento un brivido morbido e delicato che parte da qua (i piedi), inizia a salire e va su su su (senza tappe intermedie) e quando arriva qui (segnando il cuore) sai cosa succede?”
“…??..”
“…che il cuore inizia a battere forte..e io sono contento.”
Mi spingo oltre.
“ma se potessi ti piacerebbe sposarla?”
“ma certo papy”
“e..e…avere anche un figlio??”
” sì,…ma non saprei come chiamarlo. Ci dobbiamo pensare assieme”
Sta maturando, penso, l’anno passato alla stessa domanda la scelta era caduta su …Fulmine.
Ora, però, non è che Jena lo puoi distrarre con un paio di domandine e quindi di nuovo a vagare per il parco come un Leopardi, ma più emaciato, a chiedere notizie di Emmabis a chicchessia purchè risulti all’anagrafe. Niente da fare…il dramma, lento, si stava consumando. La ricerca, come in una partita di rugby, doveva almeno farci guadagnare qualche metro ma niente!

JENA LEOPARDATO

JENA LEOPARDATO

“papy..dobbiamo fare qualcosa… ci sarà un modo per trovarla no?..fatti venire un’idea….papy…cerchiamola sul computer”
Idea del cazzo…penso… abbiamo solo un cognome ma tant’è!
Ed eccomi, con il consueto assillo di non essere il padre più coscienzioso del west, a tentare il tutto per tutto inserendo il cognome della bimba nelle pagine bianche. Scoprire che in città ce ne sono a decine, ma che però, novità assoluta, dalla zona di connessione viene segnalata la distanza.
Alla speranza di poter vedere almeno la finestra della sua Silvia, il giovane Leopardi si illumina ed insiste che non ce ne possiamo stare qui con le mani in mano ed eccoci, quindi, come 2 loschi individui che si scambiano illegalità in auto, piegati in avanti con navigatore e blocchetto in mano a scremare per una veloce cernita, ma, e con sorpresa, arrivare a fare goal al primo tiro in porta.
Dopo 1700 mt, siamo sotto casa dell’amata.
Manco a dirlo, per evitare che ad ora di cena si attaccasse al campanello di un’ignara famiglia della media borghesia padovana, sono dovuto ricorrere a minacce e ricatti che avrebbero fatto impallidire Vittorio Feltri, e con il dubbio concreto che i due neppure si conoscano, visto che Emmabis è avanti di un paio d’anni, quindi un’era geologica.
Fortuna che con impercettibile anticipo, rispetto alla sera precedente, l’imbrunire era giunto a togliermi d’impaccio.
“vedi papy, quando tu vuoi una cosa,.. ma se la vuoi proprio forte, e ci pensi tanto, questa cosa la trovi… però bisogna insistere.. oggi siamo arrivati qui e mi accontento, ma domani si suona… vero? Io non mi arrendo!”

Tra capo e collo,quindi, l’ennesima lezioncina dal seienne, … ma stavolta , col blocchetto tra le mani, un paio di appunti me li sono tirati giù.

IN VIAGGIO CON PAPA’…..e Maria Montessori

Ora, non è che abbia manie persecutorie, ma le rare volte che trascorro più di qualche giorno a mo’ di vacanzina, con Jena (6 anni), il brivido ghiacciato dell’inadeguatezza parte lungo la colonna vertebrale scendendo alla cazzo, in free style tra le mie costole ed a surfare, presente con la sola costante di cogliermi in fallo, sempre lei, la signora Montessori.

MARIA MONTESSORI
Beh, è palese che nessuno nasce imparato, tanto meno quando si tratta di educare un figlio, ma con Jena il terrore di uscirmene con qualche minchiata che mi costerà in futuro dobloni d’oro in psicoterapia è sempre dietro all’angolo.
E già qui non mi capacito. Ci dicono che la terra è rotonda, e la cazzata dove mi tende l’agguato??…dietro l’angolo…ma lasciamo perdere.
Cmq, più mi introduco in situazioni delicate e desidero dare il meglio di me, più la cacchina finisce fuori dal vaso.
Un po’ come quando, dopo che hai fatto a pugni con la tua timidezza, inviti una signorina per un cono a 2 gusti perché ti ritieni seriamente innamorato di una parte del suo corpo, (il mio è amore federalista) e lei, la suddetta, per qualche strano incastro astrale acconsente, stupendo te per primo. Ti prepari allora a palleggiare sguardi davanti allo specchio della tua cameretta, ma che quella lastra lucida ha poco o nulla a che fare con te e ti sta solo prendendo per il culo, lo capirai solo anni dopo. Uscito dalla cameretta, infatti, l’immagine nello specchio ridacchierà perchè anche stavolta è riuscita a farti credere di avere la camicia pulita e stirata. Davanti alla signorina, poi, il viso è vuoto. Non hai uno sguardo, che sia uno. Tutti rimasti appiccicati a specchi o vetrine durante il tragitto. Figuriamoci dire qualcosa! La lingua è avvolta di fustagno, quella stoffa che si usa per i pantaloni della cresima, e parti con una sequela di cazzate senza senso. Mentre prima anelavi per essere Zorro, ora pagheresti per essere Bernardo, il servitore. Muto! Impresa inutile poi farle intendere che cervello e bocca sono due entità che si sono sempre mal sopportate.
(mancava solo lui,…il dottor Divago)
Ma vedo di spiegarmi meglio…io per primo devo ripetere le cose almeno un paio di volte prima di capirle, ma tant’è…
Insomma, in situazioni delicate perdo la già blanda capacità di controllo psicofisico.
In breve, ogni estate e senza aver abusato di erbe vietate, il sottoscritto viene pervaso dall’esigenza di trascorrere qualche giorno di vacanza vera con Jena e soprattutto battere sullo scatto finale il senso di colpa che mentre Miss X, la mamma, lo scorrazza in giro per l’Italia su lidi incontaminati, il sottoscritto, di norma, non va oltre l’economica gitarella sui monti da Mrs Gramelot la nonna, dove già durante l’anno periodicamente si alberga.
Tipico esempio di vacanze taroccate che se si potessero comperare, le farebbero i cinesi.

L’anno scorso, però, il grande evento! Maury di Berlino ci invita, e con l’intento di fargli fare un’esperienza di volo, porto con me il piccolo.E mi sento pure un padre orgogliosetto. In fondo quanti bimbi di 4 anni sono saliti su un aereo mi dico.
Di prima mattina, dunque, gaudenti e curiosi, usciamo di casa e ci dirigiamo verso Postdamer Platz, zona commerciale di Berlino. Bastano però pochi metri per rendermi conto che ci troviamo, inconsapevoli, nel bel mezzo di un puttan-tour. Jena nota che, signorine gradevoli, posizionate alla distanza di pali della luce e con abiti piuttosto africani, nonostante i canonici 15 gradi estivi, devono avere un motivo preciso per stare lì e parte con una sequela di domande ficcanti che il sottoscritto, ed ecco la cazzata di cui sopra, non trova di meglio che espletare con frasi del tipo: 
“sono solo ragazze che manda il prete e che danno bacini a pagamento”, visto che nelle vicinanze c’è una chiesa. Alchè, Jena, chiede se abbiamo monete, insiste, e sono costretto a trascinarlo via di forza perchè la cosa lo sta attizzando come un fiammifero da cucina sul mattone.
Tornati a casa, di cosa parla subito alla ma
mma?
Bravi!!….già!
Non passai un buon quarto d’ora! Naturalmente diedi la mia versione ma non ottenni risultati importanti.

La settimana scorsa, altro invito e se possibile, surplus di raccomandazioni. Si parte entrambi per un paesetto del basso Lazio. Miss X naturalmente non è entusiasta, ma in fondo, mi dico, è l’occupazione principale e meno remunerata delle mamme. E facciamole lavorare!
Prima tappa in autogrill ed il sottoscritto oltre a del catrame corretto grappa, ordina pure un gratta e vinci. Jena si fissa con la solita autobotte dei pompieri. (tra un po’ apre una caserma) e gli dico che a breve c’è il suo compleanno e solo allora riceverà un regalo. Lui insiste… e…e qui l’altra cazzata!
La bocca, che tiene parecchi conti aperti con il cervello se ne esce con:
“vedi,.. questo è un gratta e vinci. Si possono vincere dei soldini ma non è cosa sicura. Facciamo così. Al prossimo autogrill ci fermiamo, ne prendiamo uno e se vinciamo qualcosa, ti compro l’autobotte”.
Un po’ come quando ti si rompe il preservativo ma te ne accorgi che è tardi, risulta lampante che ho detto la cazzata!
Gia’ dopo 5 minuti Jena ha un impellente bisogno di fare pipì al “prossimo autogrill” ed in breve sono costretto a fermarmi. Entriamo e mica pensa a dirigersi in bagno no… ma dalla signorina alla cassa.
“signora…mi scusi, ce li avete i gratta e vinci??”
Già!
Decido di prendere quelli più economici per farlo “grattare” un po’ più a lungo insistendo che vincere non è cosa semplice. E lo rimarco.
Pare capire. Sotto la mia supervisione inizia a grattare e sotto la patina dorata, ho quasi un’allucinazione, mi pare di vedere il viso corrucciato di Paola Cortellesi. Paola Cortellesi?? strano mi dico.. poi però capisco tutto…già…nello sceneggiato la Montessori la interpretava lei.

CORTELLESI/MONTESSORI

CORTELLESI/MONTESSORI

Naturalmente non vinciamo ‘na sega… “fortunato nel gioco sfortunato in amore”, tenta di dire il me stesso miliardario, ma lui, minaccioso, saltando la coda, è già sotto la cassa chiedendo chiarimenti ad un’allibita commessa perché “non è giusto”…se c’è scritto gratta e “vinci” ….bisogna ogni tanto vincere e che lui ha preso 5 biglietti e sono stati una fregatura… queste cose non si fanno e non si prendono in giro i bambini.
Avvolto in una patina calda di vergogna vado a riprendermi i 30 kg di “mia” proprietà ed esco di fretta dall’autogrill mentre faccio in tempo a notare nei contorni del viso della cassiera, una vaga somiglianza con la Cortellesi.

Nell’attesa del prossimo bel quarto d’ora, confido nella clemenza della corte.

NUOVI SPORT ESTIVI (lancio del ….)

Oggi parliamo di sport e sentimento. (nulla a che vedere con “l’amare lo sport”)
Normale è frequentare degli sport, come credo sia altrettanto normale scegliere quello a noi più congeniale. Che poi venga riconosciuto o meno durante manifestazioni sportive internazionali, tipo olimpiadi o campionati europei poco conta, a noi non tange particolarmente.
Due gli ingredienti principali: fantasia ed una certa dose di “chiodo fisso”.
Lo so!….neppure ci starei a capire ‘na sega..
Insomma, uno sport con lievi inclinazioni alla “pesca sportiva” e proprio in quell’ambito mi permetto di collocarlo.
Quindi: prendete un bimbo sui 5/6 anni. Nel caso avesse da ridire, rispolverate il ricatto che nel corso degli anni vi ha dato le maggiori soddisfazioni. (personalmente mi limito ad un semplice: “se non fai come dico, stasera cucino io!!”)
E’ altresì preferibile, ma non indispensabile, un terreno erboso tipo parco pubblico, una fattoria didattica, oppure il cortile di qualche villa, nei quali si stiano svolgendo manifestazioni o attività che includano la presenza di bimbi con rispettive mamme, riunite in comodi capannelli.
(i padri, ad eccezione del sottoscritto, lasciano i pargoli alla deriva, spiaggiandosi su panchine laterali in posizione cunnilinctus con rosee gazzette dello sport…che, credete a me, rosee non lo sono a caso).
Ma restiamo sul pezzo.
A breve distanza di ‘sti capannelli, si prende il piccolo per la collottola ed il cavallo dei pantaloni, lo si dondola avanti e indietro per un tot, fino a quando non c’è la consapevolezza che il lancio risulti adeguato, e con quanta energia avete lo si getta all’interno del capannello.
Niente paura! E’ tutto sotto controllo. I bimbi sono di gomma.
Fin qui è tutto banale e poco avvincente. La parte interessante, invece, immediatamente dopo, quando dal nugolo il piccolo se ne esce sempre, dico sempre, riportando come il cane il legnetto al suo padrone, una bimba che a sua volta trascina una mamma. La famosa pesca a strascico.
Interessante no??…certo, nell’immediato non molte sono le calorie che vengono consumate, ma si spera, per ovviare a questo, che possa succedere qualcosa nel futuro senza la coppia di bimbi. (lascio estese praterie alla vostra fantasia).
Lo ammetto… qualcosa deve essere ancora “registrato”, visto che a trarre benefici da questo sport, i migliori risultati li ha sempre portati a casa Jena, impegnato a lanciare innamoramenti come gli aerei in guerra, buttavano le bombe a grappolo.
L’ultima in ordine di tempo, Emma, pescata dopo un lancio durante la lettura animata per bimbi in una fattoria in località Piove di Sacco e con mamma appresso, dotata oltretutto, di una certa “simpatia”.
Jena, non amando insegnare, predilige bimbe di una “certa” età ed esperienza e quindi Emma, 7 anni, occhi brillanti come due stelline, sostava comoda all’interno del suo “range”.
Questo, un padre attento come il sottoscritto, l’aveva notato all’istante, vedendo il proprio erede parlare in perpetua vibrazione come il pupazzetto della pubblicità imbottito di Duracell che saltella la corda, però, a differenza, senza la corda.
Per non parlare poi di discorsi che vertevano con enfasi su “imprese fisiche apocalittiche” tipo salita su alberi, salto di qualche siepe o numero di palleggi, atti di eroismo che parevano attecchire, visto che i due, ad insaputa dei genitori che nel frattempo sorseggiavano prosecchi al bar, si erano organizzati per una pizza assieme la stessa sera.
L’emozione sentimental-erotica aveva segnato il primo gol, ed eravamo solo all’inizio del primo tempo.
Dopo qualche sporadico incontro delle settimane successive, finalmente il grande giorno. Ok! pizza da noi!
Con la tranquillità del sapere la Montessori in una SPA a Levico Terme, ed in accordo con la mamma, ci eravamo allontanati per ritirare le pizze, lasciando i due in camera a guardarsi un cartone…credevamo!
Al ritorno la non sorpresa (per il sottoscritto). I due che escono dalla camera mano nella mano e con Jena pittato dalla solita faccia-tipo da: papy credo di essere innamorato-.
“papy… ci siamo baciati”… e ridacchia..
“è vero mamma..ci siamo baciati anche in bocca”…e ridacchia..
okkazzo!!…penso…e non ridacchio
Mi giro, e vedo che alla mamma di Emma, l’abbronzatura sta velocemente scomparendo. A puttane i 15 giorni di mare a Gallipoli….e non ridacchia.
“abbiamo pensato che Emma e la sua mamma possono fermarsi a dormire da noi”
“facciamo così…io e lui dormiamo assieme qui sul lettone … e voi due potete potete stare sul divano”.
Subito penso che a volte ‘sti giovani dovrebbero essere incoraggiati, perchè castrare tutte le loro iniziative? A volte un genitore per amore del figlio potrebbe pure sacrificarsi…fosse per me li accontenterei pure…
La mamma, però, intuisco pensarla non esattamente così, impone quindi alla piccola di vestirsi che è tardi, ed in breve partono a buona velocità e con l’auto che giurerei aver visto impennare,…ma essendo buio non garantirei.

Eccomi, quindi, per l’ennesima volta a pensare e pure invidiare Jena per questi suoi slanci del sentimento imparati chissà da chi. E rifletto che, evidentemente, come i parti gemellari, pure ‘sti slanci emotivi, saltano una generazione,
…stavolta la mia.
Vedo Jena come il fiume scendere di fretta a valle, per tuffarsi subito alla foce senza le sterpaglie, quelle che ormai fanno tappa fissa dei miei tragitti del sentimento, a rallentarne la corsa.
Le stesse che mi imbrigliano sogni, spunti e buoni propositi, tali da renderli concorrenziali alla scadenza di yogurt bio.

IL FIUME JENA

IL FIUME JENA

Mentre mi sento in perpetuo viaggio attorno a tangenziali che solo a pensarle ricordano la funzione del confetto Falqui, senza trovare il modo, o il coraggio, di uscire per visitare la bellezza di un qualunque centro storico, ho sempre più la consapevolezza che Jena, starà lì ad aspettarmi mentre da un pò sorseggia una granita al limone.
..approposito…ma il confetto Falqui..che fine ha fatto??

.

IL LEGHISTA DEI SENTIMENTI

Giorni fa, dopo una disavventura sentimentale, forse la più cocente, fallendo miseramente, stavo spiegando a Jena (quasi 6 anni) la differenza di comportamento tra uomo e donna in campo sentimentale. Mi ero inerpicato in improbabili spiegazioni, e me n’ero uscito, alla faccia della Montessori, con la teoria che le donne non sono come noi, dicono parole che assomigliano alle nostre, ma hanno significati differenti.
Ad una richiesta di precisazione, memore di un libro che mi era stato regalato anni prima, la mia bocca, se n’era uscita con la parola Venere e poi si era bloccata là. A dire il vero, quel caposaldo della saggistica, (Le donne vengono da Venere e gli uomini dal bar,…pare di ricordare) mi era stato regalato anni prima, ma l’avevo relegato all’attività che credevo più consona, quella di sostegno alla gamba più corta dello sgabello di camera.
Non sapendo bene chi avesse davanti, ci conosciamo da nemmeno 6 anni, Jena, insisteva nel voler spiegazioni proprio dal sottoscritto!
Già… proprio da me.
Questo l’antefatto.
Arianna, 7 anni ben portati, la cugina “della montagna” che non aveva mai incontrato, dopo solo 17 minuti, aveva accettato di diventare la sua nuova compagna. Senza attendere l’abitabilità, con cuscini, sedie, ed una coperta, avevano costruito un’abitazione abusiva dietro il divano e trascorso un intero pomeriggio lì sotto. (mi confermate che sotto i 10 anni non ci si deve preoccupare vero??)
Prima che cominciasse a passarmi i testicoli sulla grattugia, avevo ceduto, e dalla cugina ci eravamo tornati pure il giorno seguente.
Per farla breve, la signorina, come a gettargli nel fiume un regalo impacchettato prima di farglielo aprire, aveva spento il sorriso beota di ordinanza che abbiamo tutti quando pensiamo di essere innamorati, e con frase lapidaria, aveva gelato i presenti: “sai..ho cambiato idea, non stiamo più assieme..ciao!” ed era tornata di sopra.
In un nanosecondo il piccolo Rodolfo Valentino era diventato un G. Leopardi in braghette corte, con l’esigenza di spiegazioni ed una certa fretta di rientrare a Recanati.
ma papy.. come è possibile, non capisco… solo ieri eravamo fidanzati e sono passate poche ore e ha cambiato idea…”
..e da qui, il mio sperticarmi in teorie su cose mai lette ma solo sentite dire, un po’ come se qualcuno parlando dei miti greci improvvisasse tutto attorno alla parola Troja perchè quella ricorda. Io avevo fatto di meglio, avevo tirato in ballo gli alieni provenienti da Venere…forse non esagerando neppure troppo.
Restano un mistero assoluto le mie di turbolenze sentimentali, figuriamoci se posso tradurre quelle di una bimba di 7 anni..
Se mi è concesso, quando penso alle mie di confusioni sentimentali, la parola principe che mi si presenta è Kamikaze.
In passato, partivo sentimentalmente, o così credevo, e mi immolavo facendomi saltare in aria in prossimità di una donna, con marito annesso, che aveva pensato malamente di puntare qualche fiches sul sottoscritto. (perchè ci fosse una parvenza di innamoramento la presenza del marito era d’obbligo).
Ora, se guidi senza patente e crei un tamponamento a catena, è naturale ritrovarsi con il terrore al solo pensiero di tirare fuori l’auto dal garage. Quindi, recluso emotivamente e dissociato da quello che potrebbe essere definito sentimento d’amore, da una una blanda attività sessuale, pari solo ad un curato di campagna, continuo a rifuggire da quello che qualche bontempone chiamerebbe sano rapporto di coppia.
La consapevolezza che le donne vengano realmente da Venere o cmq da una zona aliena, si è palesato immediatamente dopo aver deciso di andarmene, intraprendendo la mia corsa in solitaria un paio d’anni fa.
Nel primo anno, più che un uomo, mi sono sentito pista di atterraggio d’emergenza, dove venivano dirottati aerei in avaria, o con carburante insufficiente a raggiungere la destinazione prestabilita.

La prima ad atterrarmi quasi addosso, una pittrice. Dopo il primo incontro, casuale, accompagnando un amico per lavoro, non mancava di augurarmi il buon giorno tutte le mattine con chilometriche telefonate. Naturalmente apprezzavo. Non fosse che dopo la prima settimana, (e primo campanello d’allarme) se n’era uscita con il fatto che assieme avremmo dovuto scrivere un libro senza, mai svelarmi il tema ma neppure il motivo…boh! Cioè tu, incontri una persona, ed il primo pensiero è quello di scriverci un libro assieme?? Avrei avuto altri pensieri io.
Nei giorni successivi, la proposta best seller, come le piante delle mie fioriere, dimenticata, lentamente era andata a morire.
Seconda settimana (e secondo campanello d’allarme). Non cagando più il progetto “best seller”, era partita con l’idea che sarei dovuto ritornare con la mia ex e lei, molto volentieri, mi avrebbe aiutato. Se le passavo il numero di cellulare l’avrebbe contattata direttamente. Una persona volgare, non il sottoscritto, è chiaro, potrebbe concludere che se l’abilità nel fare pompini fosse andata di pari passo al modo di ragionare, qualche chances di farmi tornare sui miei passi l’avrebbe pure avuta.
Cmq, diciamo che non ho potuto appurare né l’uno né l’altra. Dalla terza settimana, infatti, non ha più chiamato al telefono, risposto men che meno, e pare sia sparita senza far penare troppo la sua mancanza. Come una scoreggia, si era fatta sentire, aveva infastidito, ma poi silenziosamente aveva tolto il disturbo prendendo posto al deposito di quelle esauste.

Nel giro di un paio di mesi, un’altra artista ma concettuale. Marchigiana, conosciuta sui monti dopo un’istallazione alla quale ero stato invitato.
Diciamo che dell’arte concettuale, vado matto per il buffet.
Ora non so cosa e come sia successo, ma a fine serata ci siamo ritrovati su una panchina e… beh.. non essendo io un gran seduttore, deve aver fatto tutto lei.
Alla luce di quello che ha detto dopo, il bacio va senz’altro rivalutato. Rimane pur sempre un ottimo sistema per evitare di dire cazzate. Infatti, scollate le labbra, l’artista concettuale, conosciuta solo un paio d’ore prima, aveva tentato di spiegarmi il seguente concetto: eravamo fatti l’uno per l’altra, si sarebbe potuta trasferire senza problemi in Veneto che tanto il suo lavoro poteva svolgerlo un po’ dappertutto e aveva pure idea di come avremmo potuto collaborare assieme.
Come da prassi dunque:
A) classiche telefonate chilometriche dei giorni seguenti con resoconti minuto per minuto della giornata passata.
B) insistenza per rivederci. Potevo scendere da lei e fermarmi quanto volevo.
C) il sottoscritto comunica che è riuscito a liberarsi e che l’indomani l’avrebbe raggiunta.
D) da quel momento in poi..silenzio assoluto. Nè più vista né più sentita.

Le 2 sono cmq rimaste in buona compagnia. Qualche mese dopo è arrivata pure Marta, pubblicitaria Trevigiana. Ma a questa merita uno spazio tutto suo..magari in futuro…chissà.

Cmq, alla luce di queste turbolenze sentimentali, esistesse il federalismo del corpo umano, per problemi di cuore, amarei poter dire: “adesso arrangiati…sono cazzi tuoi!”

Ma il vero leghista dei sentimenti, se n’era uscito così:
… “papy, perchè le donne non se ne tornano al loro paese??”.
“….ma anche no!”
Ma non ho saputo spiegargli il perchè.

MA QUESTO POTEVO FARLO ANCH’IO….!!!

Stamani, seduto scomodamente sul water, pensavo con un certo rammarico, che ora, in famiglia a cercare di vivere con l’arte, se n’è aggiunto uno.
E’ noto ormai che la mia attività attoriale fa acqua da tutte le parti, (chiedete al primo idraulico che passa!!), ma prima ancora che con il teatro, il mio balzano desiderio di vivere d’arte si era proiettato sulla pittura.
Stranezza è, che a seguito di uno shock subito da bambino, mi trovo a detestarla la pittura. Ne ho parlato anche con la strizza e secondo lei la causa scatenante è la seguente:
la maestra delle elementari, quella Troja… come l’ha definita in gergo medico, ha pensato bene di appallottolare, unico di tutta la classe, la quasi totalità dei miei disegni.
Secondo il suo condivisibile giudizio, queste, diciamo ..opere d’arte, smuovevano sì dal di dentro, ma arrivavano a creare quello che in termine tecnico viene definito “la sciolta”.
Da quel momento in poi e per un bel tot, se tralasciamo qualche fumetto, ho sempre temuto dover disegnare alcunché. Il tutto fino a quando, nel corso degli anni, in un paio di occasioni, mi era parso possibile, addirittura, poter raggranellare qualcosina e rendere la pittura una, diciamo, possibile risorsa economica. Povera di soddisfazioni, evvero, visto il trauma provocatomi, ma pur sempre preferibile ad un futuro in una fabbrica di occhiali del Cadore.
(approposito…di fabbriche, lassù, ne esistono ancora??..boh!)
Anni fa, sotto ricatto di un’amica che la organizzava, ad una mostra ci sono pure stato.
L’artista era inglese. Non ne ricordo il nome, ma a detta sua, era conosciutino&famosetto.
Piccoli quadri neri con sbuffi di colori vivacissimi nel centro.
Credo fosse un impressionista….per lo meno io ne ero rimasto impressionato!
(i futuristi, invece, li vedrò più avanti..)
Alla vista di quei quadri, è stato impossibile trattenere una frase che periodicamente, ma a voce sempre più discreta,(sto maturando), ancora fa capolino:
“cazzo,… ma sta roba qua la potevo fare anch’io!!”
Nonostante dei quadri dell’inglese non ne conoscevo la valutazione, l’idea che con quelle
robette lì ci si poteva campare, tanto che da Londra qualcuno ti chiamava per una mostra a Belluno, iniziava a stuzzicarmi.
A buttare benzina sul fuoco, tempo dopo, era stata un’altra circostanza!
In una galleria di Abano Terme, ero stato folgorato da un quadro in vetrina. Bello!! Però costicchia..’sto qua, verrà almeno 500/600 euri, penso tra me e me.
Entro e chiedo:… Cazzo!!! 20mila!!!
Poche ore dopo, ero già in un negozio a chiedere un preventivo per farne uno uguale. Un affare! Avrei potuto riprodurlo alla modica cifra di 100 euro e tranquillamente rivenderlo a 500.
Una serie di tubetti di colore tipo Giotto, incollati ad una tela arancione e spremuti in modo che ne scendesse una colata da far poi solidificare sulla tela stessa. Infine, a protezione,
(ma io lì avrei potuto abbattere ulteriormente i costi) una specie di copertura trasparente in plexiglas. Era fatta!!

Ora se ben ricordo non se ne fece nulla…boh!!… sarà che non vado d’accordo con i soldi facili..o una serie di riunioni di condominio..va a sapere!!

..ma ora che il dottor Divago se n’è andato, torniamo a Jena che da un po’ ci va giù duro per avere l’autobotte dei vigili del fuoco.
Naturalmente spendere 50 euri per una minchiata che utilizzerà solo un paio di giorni, non se ne parla proprio.
E’ arrivato pure a proporsi come
tuttofare, per piccole magagne domestiche. Figuriamoci se lascio incombenze ad un cinquenne Re Mida dello sbriciolo…

Il mese scorso, poi, nel tentativo di spiegargli il perchè di qualche scritta sui muri con lo spray, me n’ero uscito, forse avventatamente, con la spiegazione che il writer, l’aveva fatto per il bisogno di urlare un suo bisogno che nessuno sta ad ascoltare, una specie di richiesta di aiuto. Immediatamente Jena, che ha già compreso che 2 più 2 fa quattro, era partito con la proposta che se non gliela comperavo sta cazzo di autobotte, dovevo per lo meno aiutarlo a scrivere con pennarelli il suo di bisogno di aiuto.: “voglio l’autobotte dei pompieri!!!”.
Volendo evitare una denuncia per vandalismo in compagnia di un bimbo di 5 anni, ho gentilmente declinato, ma non ho potuto nulla contro la nuova e sconcertante proposta per raggranellare qualcosa per la solita autobotte.

Da un paio di giorni sono in vendita delle opere d’arte, dei capolavori assoluti che Jena ha raccolto durante l’ultimo anno di scuola per l’infanzia.
Vista la crisi, e per battere la concorrenza dei bambini cinesi, I prezzi vanno da 20 centesimi a 2 euro.

20130622_175120-1KRIS (LA COMPAGNA DI BANCO)…si sono pure baciati EURO 1.40

albero stranieroALBERO STRANIERO EURO 0.20

albero a km zeroALBERO A KM ZERO EURO 2,00

autobotte pompieriFAMOSA AUTOBOTTE DEI POMPIERI EURO 2.00

autoritratto dell'artistaAUTORITRATTO DELL’ARTISTA DA GIOVANE EURO 1.50

artista all'operaAUTO DELLA POLIZIA (PERIODO BLU) CON FIRMA DELL’ARTISTA EURO 2.00

Rimane cmq lo sgomento che oltre il taglio degli occhi, un naso grosso, una fronte spaziosa o il desiderio di nutrirsi di Nutella a ditate, pure l’insano desiderio di cavare qualche spicciolo dall’arte, pure questo, si può tramandare da padre a figlio…. e mi preoccupa!
La scienza indaghi, please!
(ps. Perditempo non astenersi…siete i ben accetti)

WRITERS, FILOSOFI E MAFIOSI

É da un po’ che l’avevo notata. La prima volta, circa un paio di mesi fa, nelle vicinanze dell’ingresso del mio cinema di riferimento. L’avevo guardata di striscio, ma non ci avevo fatto troppo caso.
Nei giorni successivi, di nuovo lei! Si era ripresentata sempre in zona, ma stavolta vicino al supermercato.
Nelle settimana a seguire, invece, l’avevo rivista sul bordo della strada, vicino ad una rotonda e ad un passaggio a livello. Piano piano era diventata, non dico un’ossessione, ma un qualcosa che inconsapevolmente, uscendo di casa, cercavo con lo sguardo. Anche guidando l’auto, ad esempio, mi capitava di pensarla e mi distraevo voltandomi a destra o sinistra per cercare di rivederla. A volte capitava pure!
Poi, un pomeriggio passeggiando con Jena (5 anni), era stato lui a farmela notare e, senza motivo apparente, aveva voluto che ci fermassimo proprio lì di fronte.
Puntando l’indice come a prendere la mira, le si era avvicinato e, mica sa ancora leggere ma, ad alta voce, lentamente, aveva iniziato a scandire:

(emme-a-i-u-enne-a-gi-i-o-i-a)

MAI UNA GIOIA!!!

Di fatto, conosce tutte le lettere, ma ancora fatica ad appiccicarle assieme.
Curioso, come ad accomunarmi ad Umberto Bossi, sia un problemino che hanno i nostri figli.
perchè papy??”
Come un Jazzista, ho preso ad improvvisare parole che ascoltavo solo quando prendevano a sfrecciarmi vicino alle orecchie.
Qualcosa di sensato penso comunque di averlo detto: gli ho parlato della tristezza di questa persona e di cosa possa averla causata, forse il fatto che nessuno volesse giocare con lei, o un litigio con un amico o i genitori…le solite cazzate insomma
!
ma chi scrive è bambino o bambina??”
Cristo!!…non lo so! Di mio direi che difficilmente un uomo se ne uscirebbe con dell’outing a caratteri cubitali. Esprimere in modo così nitido come stanno veramente le cose, è da sempre un compito assegnato alle donne.
Noi rimaniamo più adatti a vantarci nel nostro habitat naturale, il bar, di cose mai esistite. Siamo gente creativa noi!!
Ed ecco spiegato il motivo del perchè noi si muore prima.
credo sia stata una bambina”
si ma perchè ha scritto…di preciso cosa è successo??”
non lo posso sapere, forse era triste e voleva farlo sapere a tutti per chiedere aiuto, se la gente sa che stai male, magari viene pure ad aiutarti, se non lo sa nessuno, no! “(la Montessori, in scooter, finge di investirmi, mi schiva di un soffio e mi lancia un mozzicone acceso, che colpisce il dorso della mano sinistra).
So bene che viaggiare con Jena a bordo di ‘sti discorsi rischia di far sbandare e finire in un fossato.
…allora ha scritto questo perchè è triste e spera che qualcuno la fa diventare felice?”
sì..diciamo che questo è il suo desiderio e se a casa nessuno l’ascolta, lo scrive nella speranza che lo faccia qualcun altro”
(pausa pensosa)
papy… domani dobbiamo venire qui con i pennarelli!!
“….???…”
su quel muretto là, mi devi aiutare a scrivere -VOGLIO L’AUTOBOTTE DEI POMPIERI.
Già!!

Poi però, ci sono tornato su e ho pensato.
Una cosa più di tutte, mi ha incuriosito.
Ora, che ne avesse le palle piene, lo potevo desumere anche col mio grado di istruzione.
Ma perchè scriverlo??
Non è certo una critica la mia. Immagino che l’esternare i propri sentimenti con spray o altro, possa essere un antidoto contro la violenza, un modo quasi sano di far fluire, lieve e costante, l’aria viziata che abbiamo dentro, come un palloncino dopo che ne hai schiuso la volvola.
Credo abbia una sua funzione terapeutica.
Ora, non è che neppure io, stia vivendo l’estasi, anzi ripongo tutte le speranze sulla prossima incarnazione…diciamo che sto facendo il riscaldamento per quando dovrò rientrare in campo la prossima volta. (se posso, ambirei ad un’incarnazione meno piovosa dell’attuale)
… ma, dicevo..dubito che avrei mai il coraggio di scrivere come stanno veramente le cose…
Anche se… anche se… qualcosa di simile, confesso, mi è capitato.
Una scritta con Uniposca nero piano piano risale in superficie.
Ricordo che a prima vista poteva apparire come la richiesta di iscrizione ad un club di intellettuali, ma con lieve forzatura, declinerei pure questa come una richiesta di aiuto, un tantino ermetica, ma pur sempre una richiesta di aiuto.
Essendo tutto ormai sanato da prescrizione, mi sento di confessare che della didascalia trovata lustri fa nel bagno dell’istituto commerciale Catullo, “chi ama la figa metta una riga”, ne sono stato l’artefice! E dovessi rincontrare il preside, il Dott. Concas, potrei finalmente dirgli che ci aveva visto giusto.
E’ bene che il Dottor Divago se ne esca dalla porta sul retro…
In sunto, quello che mi premeva sottolineare, non era il perchè di un gesto tale, se sia logico scrivere i propri sentimenti sui muri, se personalmente lo farei o meno. Non voglio certo sperticarmi in analisi sociologiche, non ne ho le competenze. Con le mie, tutt’al più potrei ambire a diventare ospite fisso in uno di quei merdosissimi programmi TV del pomeriggio, ma all’epoca, mentre i miei compagni pianificavano teorie per il loro futuro, io rimanevo concentrato sulle mie scarpe e come imparare ad allacciarle.
…insomma, con il passare delle settimane, la cosa che più mi ha incuriosito, sono altre scritte a tema, che hanno fatto capolino in quella che stava diventando, senza esclusioni di colpi, una vera guerra tra fazioni.
Dovendone cercare delle radici culturali, mi verrebbe da supporre che le 3 squadre in causa potessero essere, in ordine di apparizione:
Emo.
Boy-scout.
Filosofi da fine serata (andata alla cazzo)

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Cmq la disputa più memorabile che ricordi, mi è stata riportata dal professore che sta qui di fronte.
Risaliva agli anni di Maradona ed al primo scudetto del Napoli dopo anni di attesa. Il giorno dopo, sul muro esterno di un cimitero, a caratteri cubitali la scritta, rigorosamente in napoletano:

PECCATO CHE NUN CE STAVATE

Poche ore dopo, all’interno dello stesso, la risposta:

QUESTO LO DITE VOI!!

Insomma, anche writers, come filosofi e mafiosi…..si uccidono solo tra di loro!

HOUSTON ABBIAMO UN PROBLEMA!!!

Già…!
Per gli eventi apocalittici non ci sono proprio fatto.
Doveste avere un problema apocalittico, non chiamatemi! Fate a finta che non ci siamo mai visti. Io non esisto!

Un paio di giorni fa ero con Jena (5 anni)..e fin qui tutto bene.
(Sto prendendo provvedimenti per uscire indenne dai suoi incontri grazie a degli amici che praticano il buddismo).
Ma partiamo con ordine.
Era mercoledì, sono a dieta e dovevo strapiantare il basilico… cioè il basilico è dietetico, ma non centra nulla con la dieta, chiaro no?? …che poi la mia non è una vera e propria dieta, mi limito ad evitare alcoolici (a parte lo sputo di grappetta nel caffè!) e panini con la nutella subito dopo pranzo e cena.
Per quel che riguarda il basilico, ne avevo messo una manciata, come mio solito, un po’ alla cazzo, all’interno di un vasetto di vetro con dello scottex e del cotone. Dicono essere un sistema educativo e sano, per far comprendere ai bimbi il senso dell’attesa, il piacere di assistere ad una nuova vita con la consapevolezza che tutto ciò accade di giorno in giorno, con pazienza, sotto ai loro occhi.
Insomma, capire che le cose non accadano immediatamente come la luce dopo che hai premuto l’interruttore e che quindi la smettessero di rompere le palle ai genitori con quel tutto&subito.
Quella sera, con i semini che avevano risposto alla vita, avremmo preparato quasi un centinaio di vasetti di basilico. Questo all’incirca il numero delle piantine che avevano attecchito.

Foto0361


Non c’era tempo da perdere, loro, le piantine, nel frattempo avevano iniziato a lamentarsi come degli obesi chiusi in ascensore. In pratica, chiedevano di uscire.
Il gran giorno, era fissato per quel mercoledì.
Nel frattempo la mia dieta, non dava cenni di cedimento.
Il mio coinquilino mi aveva lasciato una barretta di cioccolato in frigorifero e sarà che l’avevo iniziata solo 2 giorni prima, non avevo la minima idea di capitolare subito. La sensazione era di veder la Binetti, distesa sul mio letto, vestita solo della bibbia.
Ma si sa, il lavoro sporco qualcuno doveva pur farlo, e Jena non ci aveva pensato 2 volte. Con vigore aveva addentato la barretta che già era cioccolato fondente al 85% ed il refrigerio del frigorifero non l’aveva certo ammorbidita. In breve un urlo di sorpresa&ccitazione (come quando si viene palpeggiati in autobus, insomma). Il dentino incisivo basso (???) aveva smesso la sua lenta danza e come una barchetta si era arenato in un mare di petrolio fondente al 85%.
papy… guarda… il dentino è caduto..è il primo, sto diventando grande!!!”

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Beh..se la nostra vita è composta di varie tappe, dopo il camminare, la prima parolaccia inconsapevole detta fuori tema, il primo dentino che vola sul pavimento è sicuramente una di quelle che si fanno ricordare. Che fosse un piccolo evento, come il piede che sale di uno scalino per non discenderne più, l’avevo avuta anch’io.
(Mi verrebbe da dire che un leggero venticello di emozione mi aveva scompigliato i capelli, ma nn sono il tipo)
Se penso alle tappe successive, chissà perchè, quella del dentino la vivo come la prima e ultima positiva. Non vorrei fare il pessimista, ma quelle che in sequenza vengono in mente sono: acne,(anche per le signorine) perdita di capelli (cellulite per le signorine), pancetta, (culo grosso per le signorine) problemi di erezione (ricerca affannosa di un toy boy, per le signorine) e demenza senile (per le signorine). Noi meno, si muore prima!
(..e ben tornato dottor Divago!)
papy… ora dobbiamo metterlo da parte sto dentino.. che poi passa la formichina”
Già la formichina.
certo amore.. guarda, ora lo mettiamo in questo vaso di vetro e domani la formichina ci metterà dentro qualche soldino.”
e il dentino dove lo porta, ..cosa ne fa??”
(cazzo!!)
ma .. lo prende e quando ne ha tanti, fa delle dentiere per le persone anziane che li hanno persi “
papy, ..bello!! fanno le dentiere con i nostri dentini!!”
Mentre al Montessori mi passa a fianco in impennata sullo scooter, penso che anche questa, potevo evitarla. Domani sarà di dominio pubblico all’asilo Aquilone.
Come nell’attesa dei regali di Natale, Jena chiede di andare a nanna subito (si fa per dire, erano già le 22,00) ed insiste per tenere il vaso sul comodino.
Al mattino mi alzo per andare a raggranellare qualche spicciolo da inserire nel barattolo, consapevole del fatto che Jena si sveglia solo dopo un fitto lancio di raudi (petardi).
Un nano secondo dopo essere uscito sento urla lancinanti.
Come una di quelle erezioni idrauliche del mattino è ritto in piedi.
Il dramma, però, quando lo comprendi. è tardi, ti ha già avvolto.
papyyyy…. la formichinaaaaa non è passataaaaaa”
Come un naufrago mi aggrappo con le unghie alla forza della disperazione.
Realizzo una rima: “dentino=spazzolino” volo in bagno, prendo il suo bicchiere dello spazzolino, ci infilo le monete…cazzo..avercele delle monete in tasca… !! Frugo in tasca..!! niente monete!! Trovo accartocciato un foglio azzurro (va in figa!!!..direbbe la persona volgare che non sono io) 20 euro!!!…li accartoccio e li metto nel bicchiere.
…spiego che non essendo pratica della casa, la formichina,  per comodità è andata nel posto più facile, quello che prima le veniva in mente.
Dentino-spazzolino…vedi..fa pure rima”
Situazione risolta?? Manco per il cazzo!!
Altre urla e strepiti.
papyyyy.. ma perchè il dentino non l’ha volutoooo…perchè non l’ha portato dai vecchiiii??
E rieccomi a naufragare come sopra.
ma (…..) è normale!.. la formichina sa che la mamma non è presente e vuole che il dentino lo veda anche lei..poi ripassa e se lo porta via”
Pausa!… trattengo il fiato…convinto!
All’asilo entra in classe con il trofeo trasparente e si forma un capannello. Come se fosse una canna, iniziano a passarsi il dentino. Sono diligenti, girano in senso orario.

maestra… il mio papà mi ha detto che questo dentino lo può tenere per farsi la dentiera, visto che è anziana”

(non ha detto vecchia perchè ha un padre che l’ha ben educato)

Figura di merda!! …cazzo, più avanti quei 20 euro glieli scalo dalla psicoterapia!

CHI E’ IL PADRE DI CHI…????

Dopo l’estenuante mese di dicembre a vendere minchiatenatalizie, eccomi di nuovo in possesso di quel ruolo che mi si addice a scacchiera. Il padre!
Su faharenheit, a radio 3, avevo ascoltato qualcosa che parlava del “nuovo” ruolo di padre. Alla luce di quello che dicevano, per quel che mi riguardava, la parola a scacchiera era la più azzeccata.
Ho l’impressione, spesso, di vivere sta funzione esattamente come l’insegna intermittente della coca-cola… adesso sì, adesso no, adesso si, adesso no…
Per sti luminari, il padre dovrebbe essere colui che da’ le direzioni, sa’ incoraggiare o frenare entusiasmi eccessivi, in breve, deve saper incanalare. La latitanza di questi, invece, porta a prendere ispirazione dalla mamma..
Da qui quella definizione del cazzo “mammo”.
La donna, invece, dovrebbe essere lì pronta ad accogliere, il punto saldo del rapporto, il caldo abbraccio, la sicurezza dell’Amore, il nido dei sentimenti. Per quelle che ho conosciuto, invece, vigeva l’ordine: protezione ad oltranza!! Ora non voglio essere frainteso e quindi non mi permetto di dire nemmeno sotto tortura una frase che ho sentito da qualche parte, …e cioè che “le mamme dovrebbero essere uccise da piccole”
(mentre le nonne dovrebbero essere immortali, aggiungo io)... ma nn voglio andare fuori tema..
…faccio un esempio del ruolo dei miei, tornando indietro fino a quasi le guerre puniche.
Io 23 anni. Non dico ancorato ma ben incollato a casa con Mrs Gramelot&Mr Silent (i miei) come fossi in immersione costante nel Bostick. (insomma, i miei, come molti genitori dell’epoca, faticavano ad andarsene da casa). Il teatro era la mia religione, l’unica che ti permette qualsiasi cosa, unica costrizione, dire quattòrdici con la O chiusa.

IL GRANDE EUGENIO

IL GRANDE EUGENIO

Una sera, dopo le prove de L’OPERA DA 3 SOLDI, (regia di un grande Eugenio Allegri), eravamo riuniti a casa di un’amica. Beviamo. All’epoca si spaziava tra Birra De Dumon e Bacardi-Cola, senza mai scontentare nessuno dei due. Rientro prima che il sole mi faccia tana. Quella mattina mi pare maleducato non vomitare nella vasca da bagno e lasciare tutto lì, anche perchè, so’ che non si direbbe, ma ho un’etica molto rigida.
Mattino seguente:
MR SILENT ridendo: “..bene!!…fatto balla ieri sera eh??”
IO: “….mmhh…mmhh..” e mi giro dall’altra parte.
MRS GRAMELOT: “..Oddio… cosa ti è successo… sei stato male?? Hai preso freddo… sei sempre vestito poco…” (il tutto con la parlata di un Dario Fo, durante Mistero Buffo)
IO: “…mmhh. Ho solo bevuto mezzo bicchiere di Bacardi-Cola
MRS GRAMELOT:
“cosa??…Robberto.. saibbenissimo che la cocacola tifammale!!!”

Ecco, questi erano loro.

Da chi quindi potevo imparare il mio essere padre? Mr Silent spargeva SI’ su tutto, come fosse verderame sui prati.
Suo unico insegnamento: volare basso per scansare i radar del mondo circostante, mai cercare di fare troppo perchè a qualcuno si rompe sicuramente i coglioni, non esagerare e vietato essere persone realizzate.. che poi ti si nota.
Come un Benito al contrario, “ pochi nemici, molta tranquillità”
Forse le parole non erano inanellate in sto modo, ma strucca-strucca, questo è quello che mi è entrato sottopelle, si è ficcato nelle fibre ed ora con costante e lento rilascio, continua a scorrermi nelle vene.

Poi arriva nella tua vita Jena, 5 anni con un paio di cosine da insegnarti.
Domenica pomeriggio si va’ a teatro.

TEATRO COMUNALE DI BL

TEATRO COMUNALE DI BL

C’è PINOCCHIO! Teatro gremito in tutti i posti disponibili, almeno 500 persone. Lo spettacolo non è male, belle scenografie, buoni gli attori, una bella atmosfera, ma per l’ennesima volta, come per un altro spettacolo “per bimbi” su Chagall (bellissimo tra l’altro, dove però i bimbi facevano i cazzetti loro.) siamo alle solite. Adatto ai bimbi nà sega!!. Ci sono giochi di parole che solo gli adulti possono capire, della storia ci sono pochi brandelli ed i bimbi la più grassa risata la fanno quando un attore inizia a sculettare sul palco. (un po’ come se per farli ridere, una barzelletta debba contenere per forza la parola cacca). Faccio pure outing: Pinocchio non gliel’ho mai letto (non è una bugia), ma a grandi linee ne conosceva la storia.
Quando Geppetto è con un pezzo di legno in mano, ed immagini che voglia scolpire il burattino, lo spettacolo finisce.
Boh!
C’è però la possibilità di fare delle domande.
L’insegnamento di Mr Silent, consiglierebbe di togliersi dalle palle senza fare commenti, ci si potrebbe creare nemici. Faccio per rivestire Jena, ma non c’è verso. Salta in piedi dritto, cazzutissimo, con il braccio alzato, come un’erezione di prima mattina. Chiede la parola e gli viene consegnato un microfono.
(oh… oh..!!).
..scusatemi ma vorrei capire perchè non avete fatto la storia dal principio … perche’ così non si capiva niente…io nn ho capito assolutamente nulla…!!!”
Risata generale di almeno 500 persone..
bene papy….adesso possiamo andare!!..”
Gli metto berrettino e giacca e con il mio trofeo esco dal teatro.
Lo guardo camminare deciso verso l’uscita e penso che vorrei somigliargli, sono orgoglioso di lui.
La ragione è sempre dalla parte di chi si mette in gioco.

Non vedo l’ora di raccontarlo a Gianka dell’edicola sabato sera…. sempre che Jena mi dia il permesso di uscire.