…ADESSO SOGNO DI FARE SESSO…BUONA NOTTE!

“…adesso mi giro dall’altra parte e sogno di fare sesso…buona notte!”.
Cazzo..ma..ho sentito bene??..cioè.. ha detto proprio così??
Penso che è tardi e che anche a non far niente ci si stanca, quindi devo averlo immaginato,… non fosse, però, che una specie di eco parte a replicare quel suono in testa, costante.
Cazzo.. ma ha detto proprio così!!
Mi giro verso di lui, ma come niente fosse, il beato angelico mi volge la schiena pigiamata di azzurro.

Mi cala l’inesorabile e pesante consapevolezza di come possa essere un colpo di stato e  il tutto, ai danni della serenità di un padre che dopo un intero capitolo dei 3 Moschettieri, favoleggiava pacioso, di ancorare il proprio corpo al sonno dei giusti.
Invece no! Lui, come un Matteo Renzi in pigiamino a righe, però a differenza  inconsapevole, a sfiduciare con aggressione vigliacca il mio affannato ruolo di padre, lanciandomi come bombe a grappolo quella manciata di parole.
Il gelo della camera, che ho già candidato alle prossime olimpiadi invernali, aveva inibito a qualsiasi gocciolone di sudore, di intraprendere il rischioso slalom gigante lungo la schiena.
Tento di lasciare cadere la frase, ma penso che se tocca terra potrebbe frantumarsi e ricomporsi in un’infinità di altri minacciosi proclami e quindi no!
Devo trovare le parole giuste e chiedere lumi.
Subito!
Mi sollevo dalle responsabilità. Stavolta non c’entro proprio.
Possibile a 6 anni non sapersi allacciare le scarpe, ma conoscere le regole base della creazione?

Provo a chiedere lumi al beato angelico, che nel frattempo si è accoccolato ad uovo come al cancelletto di partenza per la libera.
(abbiate pazienza..oggi si va di olimpiadi…)

Prima però penso…

..ma io, a quale età avevo appreso i primi rudimenti??

A 6 anni no di sicuro.
Mrs Gramelot, mia madre, nella sua ostinazione, aveva dichiarato che in casa, l’argomento sesso era stato ampiamente e puntigliosamente trattato, cosa che a me ed i miei fratelli, le volte che lo rimarcava, procurava pericolose crisi di riso fino allo spasimo, tanto che mio fratello più grande, in una di quelle occasioni, aveva avuto una pericolosa crisi respiratoria ed eravamo dovuti correre al pronto soccorso.

La netta impressione, invece, è che alla famosa “educazione sessuale” si sia arrivati come pionieri per vie traverse. (quelle vie che per taluni portano dritti dritti in tangenziale)
Ho preso quindi a srotolare a ritroso il nastro della memoria  che si era fermato all’età di 9 anni.
Ed in breve, una serie di tasselli stavano prendendo forma.

Era l’estate del….boh.. dovrei fare i conti…. ricordo solo che all’epoca a passarmi i compiti c’era Scipione L’Africano ed ero in visita, per la prima volta, al paese natale di Mrs Gramelot, Bojano, piccola località del Molise, famosa solo per quella “J” in mezzo al nome.

Fu In quell’occasione che per la prima volta incontrai il nonno materno  il quale, evidentemente impermalositosi per quel mio ritardo, dopo solo una settimana era deceduto.
Approfittando della calata dei parenti dal nord per il funerale, mi ero agganciato a zia Rosa e risalito sui monti bellunesi dove avrei trascorso con lei e Paolo, mio cugino di 7 anni più vecchio, il resto dell’estate.
Grande cazzata!!
A casa di zia, infatti, con un’alimentazione basata per 2 dei 3 pasti giornalieri di biscotti Gran Turchese, avevo preso a lievitare come una torta tanto che a fine estate non ero più in grado di scorgere la punta dei miei piedi dal mio punto di osservazione. In compenso, mio cugino, per farsi perdonare, con pazienza e zelo, mi aveva erudito su alcuni comportamenti base, tipo: fumare, prima pezzettini di liane, quelle di Tarzan per intenderci, poi quelle vere, bere qualche liquorino dolce, guidare una vespa 50 special e permesso” di fare da navigatore, inteso come aiutante alla guida, le volte che uscivamo in auto.

Mi spiego!
Mancandogli un paio d’anni alla maggiore età, pare superfluo dirvi che la patente manco per il cazzo, quindi, nel caso fossimo stati fermati dalle forze dell’ordine, avrebbe dichiarato l’urgenza di raggiungere l’ospedale, che il “piccolo”, io nella fattispecie, aveva avuto un malore e, naturalmente, avrei dovuto essere collaborativo, limitandomi, alla bisogna, a “rotolarmi sotto il sedile”
(testuali parole) per essere credibile.
Ora figuriamoci se un genio di tali fattezze non avesse tutta la collezione di una serie di riviste hard core.
Già…Indovinato!
Tra tutte svettava “LE ORE”, famoso mensile di anatomia dell’epoca, capace di riunire al campetto nutriti gruppi di ragazzi che neanche il patronato con il biliardino.
All’epoca, veniva paventato per il mese successivo, un servizio completo su tal Minnie Minoprio, arrapantissima
(pare) showgirl anni ’80, servizio che però, per motivi a noi oscuri, veniva puntualmente posticipato al mese successivo. Cosa, questa, che tutte le volte, mandava in bestia quel manipolo di infervorati adolescenti riuniti in una sorta di simposio della masturbazione, deploranti le ingiustizie del mondo.
(col tempo pare siano stati accontentati).

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E proprio grazie a ‘ste riviste “patinate” (per via di una sospettosa “patina”, che le impregnava), che mio cugino, alla bella età, la mia, di 9 anni, utilizzando al meglio le illustrazioni che questi mensili di anatomia spinta dispensavano ed eludendo i termini medici, mi illuminò con drammatico anticipo su quello che, riassumendo, avremmo poi definito col “fare sesso”.
Non nego, e lo dico con una punta di inutile orgoglio, che questo mio sapere, mi diede non poca popolarità tra gli amici del bar Cinzia.
Certo, non prima che avessero appurato che sotto quell’inaudito strato di grasso ci fosse quel loro amico che avevano visto l’ultima volta solo un paio di mesi prima.
In breve, vissi 3 dei famosi 15 minuti di famosità che spettano in vita ad ognuno di no, secondo quel bontempone di Andy Warhol.

Ora, invece, me stavo lì, al buio, con sguardo catatonico puntato al soffitto,  ed al fianco, un seienne che d’improvviso, come un terremoto nella notte, aveva frantumato il mio unico record, uscendosene con questa storia del “fare sesso” e lasciandomi macerare nella consapevolezza che oramai aveva preso a viaggiare con un jet sotto il culo.
Quindi, con il solo buio a proteggermi, balbettante, me n’ero uscito con queste poche parole:
“ma..cosa intendi.. cioè…cosa vuol dire fare ..sesso?”
“Ma…. è semplice papy… me l’ha detto, Gianni Piròn. Basta che pensi a una bambina mentre le accarezzi la pancia….non è difficile… dai papy, prova anche tu!

Dai, però, adesso sognamo di fare un po’ di sesso poi si fa nanna che è tardi”.

BUON VIAGGIO….(game over!!)

E alla fine non poteva non finire così.
Come la slavina che quando scivola dalla montagna non interrompe la corsa per risalire da dove è partita, anche lei, l’Intima, la mia ex tata, era arrivata alla fine. Tutto sommato in buona compagnia. Incastrata precisa tra un Abbado ed un Mazzacurati, come a volerseli scegliere bene i compagni di viaggio e, desiderosa di  vivere la morte con creatività, andando a scegliere, dopo un anno e mezzo di malattia che si era nutrita e saziata di lei, la domenica all’ora del pranzo, così, tanto per discostarsi dalla banalità del giorno feriale.
Lei era fatta così.
Quasi a volermi omaggiare di persona, aveva preso ad allontanarsi da tutto non prima che avessi avuto il tempo di raggiungerla giù al paese, per ringraziarla un’ultima volta.
“…
stattardando, …attelefonofadica abbondante“, parole quasi incomprensibili queste di Mrs Gramelot, mia mamma, da settimane a monitorare telefonicamente la situazione. Con l’esperienza di figlio, guadagnata sul campo ad insegnarmi che se le sue parole quasi mai sono chiare da sempre lo sono quegli occhi chiari affondati in un terreno arato sempre più a fondo dall’età, eravamo saliti in auto e partiti.
La situazione era drasticamente cambiata, ma più che la situazione, era cambiata lei. Nel giro di un paio di mesi, si era quasi consumata da non notarne più la forma sotto le lenzuola. Un viso appoggiato al cuscino e niente altro. Il viso da bimbo malaticcio fattosi vecchio, era ricoperto di una ragnatela fitta di pelle che andava a ricordare quello di un padre frettoloso, partito con largo anticipo poco dopo i 40, ed ora vigile dall’interno di una cornice lì, sul comodino. Gli occhi avevano spento il colore e la morte le si era incastrata negli zigomi, diventati affilati come la prua di una nave che, palese, nonostante un’età incongrua per quel tipo di viaggio, era pronta a salpare.

Nell’ultimo incontro di novembre, della malattia non avevamo mai accennato. Era chiaro per entrambi ormai che lei, la malattia, come in un gioco, si era impossessata della palla e non voleva passarla più a nessuno. Di cambiare le regole… neanche parlarne.
Quindi, alla fine, di questo avevo parlato e titubante questo avevo confessato.
“Tengo un blog ed ho voluto scrivere di te”.
Dopo aver finalmente compreso cos’era un blog ma non la sua utilità, che sfugge a molti, si era aperta in un sorriso rigenerando una dose massiccia di quella vitalità, da poterne venderne ai banchi del mercato.
Così, a scatola chiusa, ingnara di quello che avessi scritto, subito le era corsa l’urgenza di puntualizzare, con l’enfasi che la voce ormai non riusciva più a riprodurre, che di nulla si pentiva e che tutto avrebbe rifatto. Un solo, unico rammarico, che ammetto, un po’ mi aveva colto alla sprovvista.
“…questo devi scriverlo… ho scopato poco… avrei voluto farlo di più”.
(che se fosse vero, Rocco Siffredi avrebbe l’esperienza di uno studente del ginnasio)
Non lo nego, avevo sorriso
, ricordando e ricordandole, le narrazioni delle “festicciole” dell’epoca, dettagliatamente riportate all’adolescente che ero, ma soprattutto che lei, al sottoscritto, vittima di un brutto periodo di verginite, incistata peggio di un’unghia incarnita, aveva proposto l’estrazione, accompagnandomi da qualche amica dove, senza troppi indugi, avrei potuto sbrigare la mia prima pratica.
Purtroppo alla fine il tempo non c’è stato e me ne rammarico. E non mi riferisco solo all’incontro con le amiche.
(e già che ci sono ne approfitto per aggiungere al mio palmares del pentimento pure questo).
Infatti, nemmeno quel giorno, l’ultimo, truccata ed imparruccata da non so chi in modo scandaloso da ricordare un’irriconoscibile anziana Drag Queen più che una bella signora di mezza età, con le mani gelide poco sopra il bacino intrecciate precise come un cesto da pic-nic con dentro lei, non me la sono sentita di infilarle a fianco la busta con i miei personalissimi ricordi, consapevole che ora, il tempo per leggere l’avrebbe finalmente trovato. Certo, fosse capitata in mani sbagliate, di sicuro un po’ di scompiglio l’avrebbe portato, rendendo l’esatta cognizione di quale fosse stata la reale trave portante della sua esistenza. E proprio in quel momento, di fronte a quel corpo immobile, per la prima volta, pensando all’intimità che ci aveva sempre tenuti legati e resi forzieri uno dell’altro, una domanda ha preso a bussare, l’ultima, la più semplice, questa.
Se era stata felice. Se quella bulimia di vita che le è vissuta attorno come un hula-hop, quell’aver “scopato poco”, in realtà non nascondesse la richiesta di qualcosa di più semplice ed intimo. Già, una semplice domanda, ma si sa…la semplicità è sempre troppo complicata.

Ed in chiesa poi, dribblando le banalità che il prete elargiva come coriandoli dai carri del carnevale, anche stavolta non riuscivo a connettermi con il dolore, come a non riuscire a condividerlo e continuare a rifiutarlo nei luoghi deputati. Cosa che già mi aveva investito al funerale di Mr Silent, mio padre. Ed a pochi passi da lei, rinchiusa lì dentro, il mio corpo si è staccato completamente lasciandomi la sensazione di essere in coda al supermercato, in preda e vittima di qualcosa che sa di malattia e che assomiglia, credo, alla “ritenzione idrica dell’anima” che tutto trattiene e tutto congela.
Ho ripreso quindi a ricordarla. A vederla prima attrice della sua vita ricca di peripezie, cibo, sport, sesso… e forse solitudine. E con l’autonomia classica del pensiero, sono ritornato a poco prima, con la pioggia battente ad impedirci di camminare dietro il carro funebre, e con Mrs Gramelot al mio fianco, con il suo personalissimo gergo, addolorata alle lacrime, uscirsene con:
eppeccato che non siamo potuti seguire il feltro” (feretro).
e di botto sentire, di nuovo, nitido, il tuono della sua risata..
Diofurbo...bimbo… ma la tua vecchia quando cazzo impara a parlare?”
…e poi unirci nell’ultimo sorriso…
…buon viaggio….

Mrs GRAMELOT E I SOCIAL NETWORK

Dopo altre immeritate vacanze, rieccomi qui, più vecchio e meno pimpante che mai. Si riconferma un’ineluttabile teoria: dopo le vacanze, ci vorrebbero le vacanze, quelle vere….senza fondotinta.
Da quando il sig. Unicredit mi ha tolto il saluto, (per le mutande non dovrà attendere molto) al posto di lidi assolati o SPA (nome del cazzo) per ripristinare la forma che mai ho avuto, ci è toccato ricorrere ad ormai consuete vacanze montane da Mrs Gramelot (la mamma). Vacanze taroccate, che ricordano più il ritorno sul luogo di un delitto commesso anni prima.
In fondo, mi dicevo, il piacere di tornare al paese natale, è pur sempre un modo di rincontrare …già..chi?? Chiccazzo si incontra in agosto? Agosto è un mostro che ingoia tutto! Agosto trova indigeste solo sagre, persone di passaggio e volti ai quali non sai più appiccicare un nome.
Indigesta all’agosto, anche lei, lì, fissa come un totem cocciuto, imperterrita e coriacea, Mrs Gramelot.
Due colpi di clacson per farle calzare in fretta un paio di ciabatte e spegnere il 32 pollici al plasma che a sera, sul video, si possono cucinare le uova, e compare alla finestra.
Stavolta, cosa strana, non ci era corsa incontro, ma solo sporta dalla finestra e, cosa ancora più strana, sarà stato il sole del tramonto che le si sbatteva in viso, pareva avvolta da una luce vivida e bella che la trasformava, la migliorava, quasi.
Le donne quando prendono luce odorano di innamoramento o svago. Entrambi li avevo candidamente esclusi.
Forse, inconsapevolmente, ero io a vederla così.
Forse il piacere di vederla o quel vago spurgo di gratitudine in ritardo di anni stava sgorgando e mi cambiava la prospettiva accecandomi.
Forse la mia vita sta guarendo, penso.
Salgo le scale e ci viene incontro. Si piega in avanti con la goffaggine di una donna della sua età e dedica le prime doverose attenzioni al nipote, l’ultimo, lanciando un fugace sguardo, serenamente preoccupato al sottoscritto,
L’abbaglio permane.
Già.. abbagliato nel vero senso della parola, di quella luce che avevo notato fin dal cortile.
L’alone luminoso è accecante! Mrs Gramelot pare un bomboniera.
Riprendo lucidità.
mamma, che cazzo hai fatto ai capelli???”
lassa star… varda.. non ne voglio gnanghe parlar. Quella gretina della sostituta parrucchiera”.
Cazzo, qualche settimana prima ero figlio di un’abbondante settantenne, con capelli mogano ed ora, zoppicante e con le ginocchia giustamente rattrappite, mi si para davanti una Marylin Monroe centenaria uscita da un sarcofago senza essere passata in sala trucco.
Con la fantasia che quando parte….. temo di vederla trascinarsi sopra un tombino dal quale un potente getto d’aria le solleva il grembiule da cucina evidenziando così, gambe con debordanti vene varicose violacee da sembrare la cartina geografica in 3D del Friuli Venezia Giulia che se non lo nomino io non se lo caga mai nessuno.
Marylin mi invita ad entrare.
so’ccontenta ghe sei ‘rrivato… hai bortato vero il combuter che dobbiamo chiede settrova la mia amica di Domegge ghe stasettimana andiamo attrovare‘”
Antefatto: un paio d’anni fa, tramite facebook, avevo individuato il nipote di un’amica e le avevo messe in contatto. Da allora, per qualsiasi cosa, “tanto c’è fesbu ghe è miragoloso“.
E periodicamente mi consegna una lista di persone da ricercare per lei e le amiche del circolo abruzzesi, senza riuscire a farle entrare in testa che su
“fesbu” si deve essere iscritti e la media delle ottantenni è piuttosto esiguo. Fortuna che esistono i nipoti.
Sta di fatto che nelle faccende domestiche, il PC ora viene incluso nelle reliquie da spolverare quotidianamente.

 

Era passato un anno dall’ultima volta che eravamo stati alla ricerca di una sua amica che non “vedeva da un po’”
“Fesbu” però, non aveva fatto il miracolo
il nome del paese me lo rigordosegondo me la troviamo…ci tenco attrovarla
Di buonora ci eravamo messi in cammino nella direzione di un microscopico paese dell’agordino.
Google map indicava un unico serpentello e qualche casa buttata alla rinfusa qua e là, così, senza pensarci troppo.
Arrivati e nessuno, dico nessuno che la conoscesse. Come nei migliori villaggi sud americani, ci viene indicata l’abitazione della “centenaria del paese”.
La nipote, che sicuramente aveva dimenticato il sorriso sul cuscino di un letto evidentemente non suo, titubante, ci fa entrare.
Davanti a noi, su una poltrona in velluto consunta, una vecchina altrettanto consunta, arrotondata su se stessa, alza lo sguardo come se si scucisse un esagono da un rotondo pallone di cuoio. Ci fissa per un tempo esagerato.
Anch’io la guardo fissa e penso che se avessi nominato la parola “crema idratante” ci avrebbe denunciato. Più che rughe, in faccia teneva una cassettiera e da uno di questi fuoriusciva la manica di un pigiama, o almeno mi era parso di vedere.
Dalla ruga più grossa, che poi ho capito essere la bocca, una sola ed unica frase: “…le morta nel febraio ‘72″
Chiedo a Mrs Gramelot indicativamente da quanto era “quel po’ che non la vedeva” Non ricorda. Ripropongo la domanda in tono deciso. Tergiversa, poi confessa….dal 1956.
Cazzo!! Te lo potevo dire io senza disturbare la nonnina arrotolata, penso.

 

In casa, invece, ricurva come il ramo di un salice piangente, la Marylin del quartiere accompagna Jena in salotto mentre ripenso alla nonnina arrotolata e le sue rughe e proprio in quel momento riconosco quelle di Mrs Gramelot, come se esserle stato vicino per tutti questi anni, avesse edulcorato ai miei occhi la loro profondità. In silenzio ho preso a girare cercando di ritrovarla in fotografie sequestrate da cornici opache e di poco gusto sparse in giro per casa. Avevo indugiato sulla foto del suo matrimonio con Mr Silent, il mio babbo ed alla faccia triste che traspariva dal bianco e nero. La faccia di chi, nemmeno il giorno del suo matrimonio, si è mai sentita completamente accettata, e mai lo sarebbe stata, macchiata da quella colpa ineluttabile di essere donna del sud.

 

La prima volta che Miss X (mia ex) era salita a conoscere i miei, quello sguardo triste nascosto nel bianco e nero della foto, era stata la prima cosa a notare. Immediatamente dopo, l’abbigliamento tipico degli ambienti montani e molto simile a quello che lei stessa aveva riconosciuto nell’album di matrimonio dei suoi.
Mrs Gramelot aveva precisato la data e ne eravamo usciti tramortiti.
40 anni prima, a centinaia di km di distanza, i nostri genitori si erano sposati esattamente in contemporanea.
Una coincidenza tale non poteva che essere di buon auspicio alla nostra unione, aveva pensato Miss X, non fosse altro che uno dei 2 ero io.

 

Ho continuato poi a guardare Mr Gramelot lungo il corridoio, lenta e piegata come un frollino uscito dalla tazza del latte, indeciso sul da farsi, ed ho preso a riconoscerne gli anni, tutti, troppi e per la prima volta in vita, ho avuto la sensazione che avrei potuto perderla, non per distrazione stavolta…
e mi sono sentito più solo.

 

….MA QUESTA É UN’ALTRA STORIA…..

Non è che qui siamo ad Un Posto al Sole, ma ci vuole un piccolo riepilogo della puntata precedente.
Premetto che Mrs Gramelot&io, come attori, siamo sicuramente meno credibili di quelli della succitata Soap napoletana e pure sulla trama siamo decisamente meno credibili, ma tant’è…

 

Eravamo rimasti che si doveva partire con una certa fretta per il Molise.
Lo Zio Mario, 92 anni, ricoverato in “gravi” condizioni e che pareva andarsene, alla fine, se n’era effettivamente andato… ma sulle sue gambe e a piedi. Era tornato a casa!
Al telefono la sua diagnosi, lapidaria…‘na stupidaccine…il probblema era sotto, ma alla mia età sotto non è più un probblema”.
E così niente da fare.
Viaggio da rimandare a tempi futuri.
Un po’ mi dispiace.
Naturalmente sono contento per lo zio e per le infermiere che dovevano accudirlo, però, come dice Mrs Gramelot, sarebbe stato un “viaggetto godibbile”. Più di qualche volta ho dichiarato che le mamme, soprattutto la mia, sarebbero dovute morire da piccole, però, quando se ne vanno in trasferta, giocano fuori casa, requisito fondamentale per il nostro quieto vivere, un giretto in treno io e lei, soli, l’avrei fatto volentieri. In vacanza è sempre riuscita ad aumentare il grado di simpatia di un buon 34%. Sorrisi e battute a raffica e a volte mi veniva riferito di suoi giochi di parole….ma so che non lo erano, era il suo quotidiano gramelot. (misto di vari dialetti).
Quando parte, immancabilmente dimentica lo zainetto carico di lamentele e di quel fiume carsico di mania di persecuzione rivolta un po’ ai miei fratelli ma in buona parte nei confronti dei parenti da parte di Mr Silent, il mio babbo (che a dire il vero un po’ merde lo sono, visto l’isolamento che gli è toccato da quando ha comunicato in famiglia che avrebbe sposato una terrona).. ma questa è un’altra storia.

 

Un tragitto assieme insomma, non certo per quel “mito” di doverci dire cose mai dette e che il viaggio facilita, come nei peggiori film di Caracas, ma per il piacere di viaggiare senza il bagaglio mentale.
A differenza di Mr Silent, il mio babbo, con lei ci siamo detti tutto quello che avevamo da dirci, ma pure quello che mai avremmo dovuto, soprattutto io. Siamo stati vittime di un eccesso di dialogo, una nevrosi per la quale, la psicologia mondiale non ne ha ancora coniato una definizione precisa.
Lei, però, il dialogo l’ha spesso millantato.
Ed io che sono e rimango una merdina provocatrice, ancora adesso le ricordo che non ci fosse stato mio cugino P. a raccontarci tutto, non come un professore di Oxford naturalmente, io ed i miei fratelli, saremmo ancora a girare per strada con la nostra beata ignoranza.
Il corso di edugazione sessuale vellòfatto quando eravate piccoli
Sarebbe andata sicuramente così, se il termine NO! con punto esclamativo, potesse definirsi lezione.
Piano..ora…, non che voglia passare per essere il figlio modello, quel Renzo Bossi che ogni mamma vorrebbe veder ciabattare per casa. Il fatto di confessare tutto, non è certo il sintomo del bravo ragazzo. Confessare sì, ma mai in contemporanea. Mi sono sempre goduto a raccontarle di situazioni e viaggi che
lei in precedenza mi aveva negato e che con qualche artificio ero riuscito a compiere. Nel resoconto, ne rincaravo la dose con dovizia di particolari per crearne una versione più cruda, così… tanto per ferirla un po’ per la precedente sfiducia nei miei confronti.

 

Ha creduto per anni, ad esempio, che fossi stato in Svizzera con B., ospiti di suo zio per un week end lungo, ed invece a Zurigo, dopo aver suonato il campanello e non aver avuto risposta immediata, siamo risaliti sulla Ford Fiesta e diretti prima a Parigi e poi ad Amsterdam, passando per Bruxelles.

BRUXELLES

BRUXELLES

Proprio lì, in quella splendida e sorprendente città, avvicinati da uno sconosciuto, incoscenti, l’abbiamo seguito nella soffitta di un palazzo con scale in legno scricchiolanti e dove ogni cigolio degli scalini pareva dicesse “dove cazzo state andando mezzeseghe.. ??”, per poi sentir parlare, da un tale con il viso scavato ed il capello lungo sulla schiena in un francese misto ad italiano, di Dianetics.. A parte il monologo degli scalini, l’unico ricordo di quella serata è stata la parola “Tom Cruise”….vabbè!! Siamo poi rientrati dopo 15 gg…”perchè la Svizzera è bella e lo zio di B. ha tanto insistito”… ma pure questa è un’altra storia.

 

Diciamo che io confessavo anche particolari per ferirla, e lei per ributtare la palla sul mio campo, rideva, dicendo che non era possibile e che dicevo solo stupitaccini…. e che avevo inventato tutto. Non godevo mai della soddisfazione di avergliela fatta pagare. In sunto, in due a tirare l’elastico ma a lasciarlo andare, per prima, sempre lei ed io e le mie parole a ruzzolare a terra in ordine sparso.
Un viaggio con lei anche per recuperare il ricordo delle discussioni di Mrs Gramelot con delle sconosciute. Anche al mare di Lignano Sabbiadoro, passavo ore a divertirmi ascoltandola conversare con qualche turista vicino di ombrellone in un tedesco inventato mescolato a movimenti repentini delle braccia.
Ricordo che con una signora austriaca, per anni si sono tenute in contatto scrivendosi cartoline con una certa regolarità, redatte ognuna nella propria lingua…. ma anche questa è un’altra storia.

 

Ma se ogni volta è un’altra storia… questa storia, quando c’è??…mah!

ZIO MARIO ED I COLOMBI DI MRS GRAMELOT

Ieri mattina di buonora, al terzo trillo di cellulare, una voce familiare ha fatto irruzione sotto le lenzuola, e subito immaginare nuvoloni neri che si avvicinavano minacciosi, pronti a piovermi addosso.
Dall’altro capo, Mrs Gramelot, mia madre.
Ho preferito non sindacare sull’orario, le 6.45, e su quanto fosse un tantino prematuro, svegliare una persona che con buona probabilità avrebbe ambito ad un paio di minuti di sonno in più…. ma tant’è!
Da quando Mr. Silent, il mio babbo, è stato depennato dall’ufficio anagrafe un paio d’anni fa, in quella che è stata la loro camera matrimoniale, è parsa da subito un’eresia abbassare le tapparelle prima di coricarsi. La luce, si sa, non è che si formalizzi e quando vede una tapparella alzata, come lo sguardo in una scollatura, tende ad infilarcisi. Il ciabattare per casa è quindi la logica conseguenza, così pure, per colmare quel surplus di tempo, l’esigenza di inventare sempre nuovi ed improrogabili impegni.
Avesse pensato a brevettarli, avrebbe fatto i soldi.
L’ultimo in ordine di tempo risultava essere il seguente:
varda, non possoho l’impegno coi colombi..son giassotto che mi ascpettano(sc di pesce), sti qua arrivano bresto.” .
Tempo prima, un colombo in evidente stato confusionale, rientrando da una gita fuori porta, doveva aver confuso il nostro garage con uno dei portici di Piazza dei Martiri, e con atterraggio di fortuna ne era planato all’interno.
Ecco, per Mrs Gramelot, la nuova improrogabile incombenza da espletare fin dalle prime luci dell’alba: ristorare il colombo e parenti, che da quel giorno in avanti si sono presentati in numero sempre maggiore. Il lastricato di fronte al garage, in orari di punta, diventa una piccola Malpensa, con mamma che immagino in giacca fosforescente a bandierine a coordinarne gli atterraggi, con la testa a fare da torre di controllo…quello che in fondo, ha sempre fatto.
Col tempo, sti volatili, si sono pure allargati e quando “la hostess” tarda con i vassoi, fin dal salotto li si può udire in una serie di versi, che definirei canti “pre-colombiani”. (vabbè..cazzata!)
Come un S. Tommaso di quartiere, avrei creduto solo dopo aver visto.
vedi…tu non gredevi..stanno guardando insù perchè mi scercano…sanno cheddamè si mangia astaora mi stanno giacchiamando non li sendi?!
Effettivamente per
sendirli li sendivo….

Tolto il camice del dottor Divago, la richiesta di Mrs Gramelot, in quella telefonata, era perentoria.
L’avrei dovuta accompagnare al paese natale, Bojano, provincia di Campobasso, a trovare il fratello, lo zio Mario, 92 anni, ricoverato per un qualcosa che non è stata in grado di spiegarmi. Sulle prime, ha iniziato a vomitare termini medici alla cazzo che pareva la recita a memoria del bugiardino di un farmaco, quando però ha concluso con: “non dobbiamo disperderlo nell’ambiente” ho capito che era quello  che stava succedendo.

Bojano, dovesse esservi sfuggito, è un paesetto del Molise, famoso per un’unica cosa: la (J), nel centro del nome.

BOJANO

BOJANO

BOJANO (CB)

BOJANO(CB)

Ci sono stato solo un paio di volte di cui l’ultima una ventina d’anni fa allungando la traiettoria da Roma, dopo un provino per un film di Monicelli…..ricordo vagamente che la parte era stata assegnata ad un altro. Credo sia andata così! 🙂
Quella era stata l’ultima volta che avevo avuto modo di approfondire con lo zio Mario. Un clone di Mrs Gramelot, ma con barba leggermente più ispida.
Di lui ho un ricordo abbastanza vivido.
Difficile da dimenticare.
Nel corso degli anni, è sempre passato in visita alle sorelle annord, ogni volta creando scompiglio, facendole preoccupare per il solito motivo: prendeva a camminare e spariva per delle ore senza avvisare nessuno. Usciva di buon’ora, con quel suo, “esco alla passeggiatina”, e potevi star certo che rientrava nel pomeriggio, dopo che naturalmente noi “giovani”, come trottole, avevamo  girato alla ricerca di quel ultra 80enne che dopo 6 ore, poteva essere ovunque.
uagliò..non vi preoccupate chehoppassato di peccio”. Quando al rientro le sorelle lo smazzolavano di parole.
Effettivamente, qualcosa di peggio l’aveva passato.
Di questo suo imperterrito incedere, e dai racconti che ne facevano le zie, ne avevo tratto una teoria plausibile.
In giovanissima età, allo scoppio della seconda guerra mondiale, era stato spedito al fronte. Dopo qualche mese, però, catturato dai tedeschi, aveva trascorso parecchi mesi di prigionia. In modo rocambolesco, che non ha mai spiegato per intero, era riuscito a fuggire e “semplicemente” camminando per decine di kilometri ogni giorno, era rientrato al paese, si era seduto al bordo della fontana della piazza ed aveva preso ad aspettare.
Ho la quasi certezza che quella fuga gli avesse dato l’imbeccata, tanto che da quel momento, come un Forrest Gump d’annata, non riusciva ancora a fermarsi.
Normale, quindi, che con la memoria di quei 1500 km, le 6-7 ore di cammino, andando in posti che dalle sue descrizioni non riuscivamo mai ad identificare, era “‘napasseggiatina”.
Se il ricordo della prigionia ha spesso devastato la mente di chi l’ha vissuta, per lui, l’averla scampata sulle sue gambe, credo avesse creato l’esatto contrario.
Un’euforia costante.
Teneva appiccicato addosso l’argento vivo.
Rideva continuamente per qualsiasi stupidaggine, e più rideva, più le lacrime scendevano copiose, esagerando forse, consapevoli che solo grazie all’ilarità ottenevano il permesso di sgorgare da quegli occhi blu.
O così o niente!
Il dolore sembrava bandito.
Sempre sopra le righe! Con la sensazione che su quelle righe ci poggiasse sopra il naso, non avessi avuto la certezza che per pippare, in tarda età, o vivi in un romanzo di Pennac, o gestisci una casa automobilistica a Torino.
(naturale conseguenza la produzione della Duna e la Multipla).
Il sorriso, come una sciarpa al vento, gli svolazzava costante sul viso e nonostante fosse astemio, gli vibravano sottopelle dei capillari da alcoolista, come ragnatele rosse che scendendo, andando ad unirsi agli angoli della bocca.
La cosa che più lo sorprendeva, più dell’essere uscito vivo dal campo di prigionia, era la risposta che riceveva alla sua fatidica domanda.
Succedeva con chicchessia, capitò anche con Miss X,
(mia Ex) l’ultima volta che ci siamo incontrati.
signorì…permettetemi di dire chettenete un aspetto bellofresco”, continuando.. “mi dica signorinabbella, mavvoi… sapete pure leggere?
Ogni volta, stupore vero!!
ahh…i miei complimenti signorì…”
Poi verso di me: “
uagliò…hai fatto bene a tenerne una studiata

Ora, il pensiero di immaginarlo, immobile, sotto delle lenzuola rimboccate, un po’ stride.
Speriamo almeno, abbia la pazienza di aspettarci, prima di riprendere il cammino.

L’UOMO DALLA FACCIA MOLTO TRISTE

Il fatto che lunedì, a Padova, nevicasse come ad essere in cima alla Marmolada, doveva pur farmi presagire qualcosa.
Prima cosa, stavo accompagnando Miss X a fare un piccolointerventino. Neanche un day-hospital serviva, bastava un mezzoretta-hospital.
Nonostante questo, nulla le vietava di usare ogni 2X3, come intercalare, la parola shock-anafilattico. Un mantra insomma! (pareva di stare in auto con Roberto Baggio in recitazione buddista.).
Riesumare sta parola, mantra, l’ aveva per lo meno, portata a “mollare” discorsi di tragedie e bambini orfani, i nostri, per cambiare argomento. Ha quindi iniziato ad erudirmi, vista la sua vicinanza a questa pratica, con uno dei principi cardine, la legge di causa-effetto.
(in sunto, quello che ti succede è il frutto di un seme che hai piantato in precedenza).
E qui Miss X ha iniziato ad arrovellarsi su come sarebbe potuta andare l’operazione secondo questa teoria, facendo sbiellare il cervello al sottoscritto. (e se causa-effetto dev’essere perchè i politiciputtanieri, non albergano da tempo nelle patrie galere?? aggià..a pensarci, però,..causa=farsi le leggi, effetto=col cazzo che vado a processo).

Fortuna che ad un certo punto il cellulare da segni di vita.
..confesso, quando squilla, mi parte immediata una ricostruzione di alibi che comprende l’ultimo trimestre.
Mrs Gramelot… strano! Ci eravamo parlati non più tardi di 12 ore prima.
Con lei, vige una regola: non sentirla più di 2 volte alla settimana.
Traduzione e conseguente comprensione del dialogo, ridurrebbe ad uno straccio chiunque. Non esistono anticorpi.Essendo alla guida, passo a Miss X che continua a mantenere lo sguardo vitreo poco oltre l’infinito, come a voler tracciare una strada nella tormenta.
(meglio farla finita sotto i ferri che con incidente stradale. I gusti son gusti!)
Le 2 si scambiano solo poche parole.
..tua mamma dice di richiamarla appena hai un po’ di tempo..con calma, assolutamente nulla di preoccupante”
Nulla di preoccupante?
Mi preoccupo che faccio prima!!
Arriviamo alla clinica, chiedo a Miss X se ha bisogno di un block notes per le ultime volonta’ (fondamentale l’empatia con chi soffre) e mi allontano per telefonare.§
pronto..mamma.??.”
Robberto.. ti sente gualcuno??…c’è gualcuno vicino a te??”
??..no.. dimmi pure..”
neanche..(——) ??”
..NO! ..è di la’ che aspetta di entrare in ambulatorio”
posso parlare adesso?? ..siguro??”
..dimmi ..mammina ”
ma quando la smetti di darmi il dolore… perchè l’hai fatto??”
..ma fatto cosa??”
non ti capisco quando fai gueste cose”
(cazzo! Beata lei.. io non la capisco quasi mai.).
…mi vuoi dire per favore cosa avrei fatto?”
…solo preoccupazioni tu…come guella volta..”
E parte con una sfilza di esempi, andando a riesumare mie … diciamo “imprecisioni di vita”, sfiorando il periodo delle guerre puniche…
(confido per lo meno, di averle dato qualche soddisfazione durante il concepimento).
…mi dici si o no cosa è successo??”
E’ venuto un uomo gui accasa, aveva la faccia molto triste..”
Un uomo dalla faccia triste??…e chi poteva essere??”
non fare a finta di non capire”
mamma..capire cosa???”
non puoi non sapere…l’hai combinata proprio grossa stavolta”
ma non capisco!! cazzo!!..spiegati!! chi era quell’uomo.. cosa è venuto a fare in casa nostra…e tu eri lì da sola??”
..certo..con chi vuoi che stia..da guando tuo padre se n’è andato sono sempre sola..i tuoi fratelli sono mesi che non passano”
(cazzata!…è lei che è sempre fuori col coro o le amiche del circolo)
guell’uomo è venuto a consegnare 2 buste..”
mamma..cazzo!!! …ma..era il postino??”
si proprio lui..!!
ma porkatroja… è il suo mestiere!!… i postini vengono in casa, e portano buste!! A Belluno, in gennaio, la faccia triste ce l’ha ogni essere umano!!
..e mi ha gonsegnato 2 buste verdi…e hoddovuto firmare”
(l’esperienza bimensile di postino, prima ancora di intuire, fa partire un porkatroja alla velocità della luce)
mamy… non le avrai mica aperte vero??”
eccomeNo?? certo che le ho aperte…me lo ha gonsigliato il postino ..anche lui era curioso di vedere quanto ti avevano fatto..”
(ma..e farsi i cazzi propri no??)
..sono quasi 400 euro…

C.A.D.

porkatroja


Non svengo per educazione. E poi ho la responsabilità di Miss X che è moralmente in fin di vita. Mi giro e la vedo arrivare capitanata da un sorriso a 30 denti (2 le mancano.. ma non si vede). Dalla letizia si evince che l’anestetico ha preso il largo.
ho parlato con il medico ed assieme abbiamo deciso che non era il caso di operare”
Vedi?? causa-effetto…non ho messo la causa per essere operata”.
Causa-effetto?? ed io allora?? chekkazzo di causa potevo aver messo per totalizzare 400 euro?
Vuoi che…no. daii… la causa?? Che abbia esagerato la settimana scorsa??

Vabbè.. vado a riprendere quello che stavo facendo, tanto qui a scrivere, ci hanno pensato i testicoli…abbiate pazienza per la sintassi.